Cina, appello al governo affinché interrompa le demolizioni di chiese

Una lettera pastorale del vescovo di Wenzhou e una petizione dei sacerdoti della stessa diocesi invitano il governo a “non distruggere democrazia e stabilità sociale”

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Alla campagna contro croci ed edifici religiosi troppo vistosi, che in Cina ha prodotto già la distruzione forzata di chiese e protestanti e cattoliche, ha reagito con una lettera pastorale il vescovo di Wenzhou, mons. Vincenzo Zhu Weifang.

Il gesto del vescovo, riconosciuto sia dal Vaticano che dal governo cinese, è stato seguito il giorno successivo, il 31 luglio, dai sacerdoti della sua stessa diocesi, i quali hanno chiesto al governo del Zhejiand di fermare la campagna brutale che mira a demolire ogni simbolo cristiano.

Mons. Zhu, 87 anni, ha anzitutto chiesto scusa ai propri fedeli per non essere intervenuto subito, adducendo la convinzione iniziale secondo cui la campagna si sarebbe interrotta presto. Definisce dunque “sbagliata e ingiusta” questa misura e – come riporta AsiaNews – ritiene che non faccia altro che accrescere la tensione tra Chiesa e governo, distruggendo l’armonia religione-Stato e aumentando l’instabilità sociale. “Preghiamo – esorta il presule – perché coloro che ci perseguitano possano cambiare”.

Nel loro intervento diffuso il giorno successivo alla lettera di mons. Zhu, i sacerdoti della diocesi di Wenzhou hanno riconosciuto sì che alcuni edifici avevano superato i limiti approvati, ma insistono che le procedure di costruzione erano secondo la legge. Pertanto si chiedono quale legge o regolamento proibisce l’innalzamento di una croce su un tetto di una chiesa.

I sacerdoti hanno dato vita a una petizione per chiedere con urgenza che il governo del Zhejiang “rispetti la Chiesa cattolica, rispetti le nostre croci sacre ed inviolabili, e rispetti i sentimenti religiosi dei cattolici”. Essi invitano dunque il governo a “non distruggere la democrazia, l’armonia e la stabilità sociale”. Concludono infine il comunicato con un duro avvertimento: “Non permettete che i vostri stupidi atti vengano irrisi dalla storia”.

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ZENIT Staff

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