Dopo sette anni dall’eccidio, i cristiani di Orissa chiedono giustizia e si rivolgono al presidente della Repubblica d’India. È di due giorni fa, l’appello al capo dello Stato, Pranab Mukherjee, da parte del Comitato per la pace e la riconciliazione nel Kandahamal, in cui i sopravvissuti alla strage del 2008, che provocò 90 morti e 56mila sfollati, hanno chiesto che si ponga riparo alle negligenze del governo di allora. Pochissime sono state infatti le condanne o gli indennizzi ai danneggiati.
“La giustizia ci ha deluso – ha dichiarato padre Ajay Singh, membro del comitato dopo l’incontro con il presidente -. Dopo avere bussato a ogni porta dello Stato, non abbiamo trovato qualcuno intenzionato a muoversi per assicurare giustizia alle vittime del Kandhamal”.
Secondo i dati del comitato, su 3.232 denunce, solo 827 sono state accolte dalla polizia e di queste 273 sono state poi rigettate per presunta mancanza di testimoni o di prove.
Soltanto 33 casi sono arrivati al giudizio finale, con la maggioranza di essi risoltisi nell’assoluzione o nella libertà su cauzione per i pochi condannati per omicidio.