"L’accoglienza è il bello dell’Europa"

Da Tirana, Daniela Pompei, responsabile per l’immigrazione di Sant’Egidio, afferma che l’Europa necessita di una nuova visione che vada oltre lo spaesamento e la paura dell’invasione

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“Quella delle migrazioni è la sfida ai nostri valori fondanti, al nostro continente invecchiato precocemente. Ci si confronta con una domanda radicale: se possiamo dirci o no Umani”. Sono le parole di Daniela Pompei, responsabile per l’immigrazione della Comunità di Sant’Egidio, pronunciate durante la tavola rotonda Migranti, una sfida globale che si è svolta a Tirana, nell’ambito dell’Incontro internazionale per la Pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio.

“La sfida non sono le polemiche o ‘vertici asfittici’, ma i valori fondanti – personali e comuni – dell’Europa e degli europei”, ha detto la Pompei. E ha parlato di “due icone” che, a suo parere, sintetizzano tutte le discussioni degli ultimi mesi. La prima è quella del piccolo Aylan Kurdi, il bambino siriano di 3 anni morto sulla riva del mare in Turchia; la seconda è quella di una donna ricca greca che abbraccia il profugo siriano in fuga dall’orrore della guerra, stremato dopo 13 ore in acqua, che ha salvato dal naufragio accogliendolo sul suo yatch.

Sulla foto del piccolo Aylan, la responsabile per l’immigrazione di Sant’Egidio ha detto: “Non dimenticheremo mai più questa immagine. Un bambino di poco più di 3 anni, che aveva preso il gommone con i suoi genitori per cercare salvezza. Nella sua breve vita ha conosciuto solo la guerra. Questa foto rappresenta la tragedia immane di questo esodo di profughi. Rappresenta anche la colpevole inerzia dei paesi europei”.

Riguardo alla foto della donna greca, apparsa sui social di tutto il mondo, ha invece commentato: “C’è bisogno in questo tempo di una nuova visione per l’Europa, di andare oltre lo spaesamento e la paura dell’invasione. C’è bisogno di una visione sulle migrazioni che tragga la propria forza dalla storia, dalla conoscenza, dalla speranza, dalla fede e dal sogno di una vita migliore per tutti”. 

“La scoperta sorprendente di questi ultimi giorni – ha sottolineato Daniela Pompei – è che l’Europa ha un cuore! Gli europei hanno un cuore! Commozione, indignazione, solidarietà. Sono gli atteggiamenti che stanno emergendo con forza, scuotendo da un torpore e da una cappa plumbea e impenetrabile. Gli europei stanno dimostrando di essere più avanti di chi li governa o di chi ne dà una rappresentazione solo impaurita e in posizione di difesa. Un’immagine non veritiera e obsoleta”.

Dopo aver ribadito di non poter accettare “I muri, i fili spinati, la schedatura con i numeri sulla pelle, i morti, i viaggi inumani, lo scarico di responsabilità infinito tra i governi” la responsabile ha presentato le attività e le proposte dalla Comunità di Sant’Egidio su profughi e immigrazione. Anzitutto “riconoscere, subito, la protezione temporanea europea ai siriani, agli iracheni e agli eritrei” e “organizzare un sistema di accoglienza allargato, più capillare e leggero, e incalanare anche l’iniziativa che viene dal basso, dai cittadini e dalle organizzazioni della società civile, parrocchie”.

Poi “allestire delle accoglienze ‘sosta’ per coloro che entrati in Europa debbono ricongiungersi alle loro famiglie o che comunque proseguono il loro viaggio”. A tal proposito “sarebbe opportuno creare dei comuni come ‘città rifugio”. Ancora, “introdurre la sponsorizzazione per singoli e famiglie”; “rivedere tutto il sistema di asilo e di immigrazione europeo”; “superare e rivedere la convenzione di Dublino”; “aumentare la cooperazione nei paesi di provenienza dei profughi”. Infine, ha detto la Pompei, bisogna “impegnarsi nei processi di pacificazione nei paesi in guerra”. La pace è infatti “la riposta più efficace, duratura, impegnativa che accanto all’accoglienza deve vedere l’Europa non più come soggetto irrilevante ma come protagonista”.

 

 

 

 
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ZENIT Staff

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