Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nel presentare la “road map” del decreto sulla fecondazione eterologa, ha spiegato che questa pratica godrà della copertura del Servizio sanitario nazionale. L’associazione Scienza & Vita si chiede allora perché non venga garantita la stessa assistenza finanziaria alle adozioni.
“Nell’apprendere che la fecondazione eterologa sarà inserita nei Lea (Livelli essenziali di assistenza) – dichiarano Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali di Scienza & Vita, – chi chiediamo perché lo Stato non si attivi allo stesso modo per le adozioni, che rappresentano una risposta all’infertilità che esiste già e che coinvolge migliaia di coppie che ora sono vittime di un’ingiustificata disparità e di un’inaccettabile disuguaglianza” e non devono essere considerate “meno adatte all’accoglienza della vita di chi sceglie l’opzione artificiale”.
I due copresidenti commentano inoltre che “non si sottolineeranno mai abbastanza i problemi etici e antropologici connaturati alla fecondazione eterologa”, pertanto guardano “con attenzione allo sviluppo e alla stesura delle normative in materia, dal momento che è in gioco la vita delle coppie e dei nascituri. Al netto delle considerazioni etiche, che pure sono imprescindibili, vanno raddoppiate la cautela, l’attenzione, la precauzione e il discernimento anche sul piano medico”. Anzitutto, spiegano, “non possono essere trattate con superficialità le questioni riguardanti la ‘donazione’ di gameti”, procedura “tutt’altro che leggera per chi vi si sottopone”.
“Quello che prima era un rischio – portato dall’intensa stimolazione ormonale e il prelievo sotto sedazione profonda – solo per la donna che affrontava le procedure di procreazione medicalmente assistita – spiegano Ricci e Coviello – , ora viene traslato anche sulla donna che si sottopone all’ovodonazione. Se, come è giusto, non deve esserci alcuna forma di lucro o di retribuzione, chi vorrà subire procedure invasive e difficoltose per puro spirito di altruismo? Il rischio che si crei un fiorente mercato sotterraneo è altissimo”.
Per Scienza & Vita, “resta poi il nodo ineludibile dell’anonimato dei donatori. In un’epoca in cui vediamo moltiplicarsi i test preventivi del Dna e dove sempre più le indagini genetiche si dimostrano importanti per la salute e coinvolte nella valutazione sanitaria dell’individuo, avere la tracciabilità del proprio patrimonio genetico è fondamentale”. Infine un doppio interrogativo: “Pensiamo a quanto questo verrà moltiplicato nel caso della ‘doppia eterologa’, in cui entrambi i gameti sono esterni alla coppia e dove i rischi di manipolazione ed errore sono doppi: chi terrà conto di questo puzzle genetico di cui il figlio si troverà gravato suo malgrado? Chi risponderà all’incertezza psicologica e affettiva di chi non si può riconoscere?”.