Il conto delle vittime dei bombardamenti su Gaza sale di giorno in giorno. Secondo alcune fonti palestinesi il totale dei morti sarebbe ora di circa 1260, oltre 200 sono bambini. Solo la scorsa notte, sarebbero rimaste uccise almeno 50 persone e ferite circa 110.
Dilaniata dai colpi dell’artiglieria israeliana, nel corso della mattinata a Jabalya, anche una scuola dell’Unrwa, l’agenzia Onu che si occupa dei rifugiati palestinesi. Fonti mediche locali parlano di 23 morti accertate. L’Onu condanna “nei modi più fermi questa grave violazione del diritto internazionale da parte dell’esercito israeliano”: lo dichiara in un comunicato il capo dell’Unrwa, Pierre Krahenbuhl, riferendosi al bombardamento.
“È la sesta volta che una delle nostre scuole viene colpita – prosegue ancora Krahenbuhl -. Membri del nostro staff, persone che si trovavano lì in missione umanitaria sono stati uccisi. I nostri rifugi sono stracolmi. Decine di migliaia di persone sono assiepate nelle strade di Gaza, senza cibo, acqua o luoghi in cui rifugiarsi in caso di attacchi”. Il direttore dell’Unrwa chiede quindi alla comunità internazionale “di porre fine a questa carneficina”.
È in questo contesto di fuoco, sangue e comunicati concitati che è iniziata alle ore 15 di oggi una nuova tregua di quattro ore. Annunciata da un portavoce dell’esercito israeliano, la tregua non riguarda tuttavia le zone in cui i militari sono già impegnati in operazioni. È per questo che Hamas ha definito la tregua “propaganda” di Israele. Per Sami Abu Zuhri, portavoce del movimento islamico citato dai media locali, “l’annuncio dell’esercito israeliano non è altro che propaganda e non ha valore perché esclude le zone interessante da scontri”.
Intanto l’ex presidente israeliano Shimon Peres ha affermato che “Israele ha esaurito l’opzione militare e lo Stato ebraico deve lavorare per fare in modo che Gaza sia posta di nuovo sotto il controllo dell’Anp di Mahmud Abbas”, sottolineando come la soluzione alla crisi di Gaza deve essere diplomatica.