Un lettore italiano ha presentato la seguente domanda a padre Edward McNamara:
Nella mia comunità religiosa da parecchio si discute su come i sacerdoti concelebranti devono stendere la mano destra al momento della consacrazione. Si è tutti concordi sul fatto di stendere le due mani con le palme rivolte in giù verso l’ostia e il calice al momento del “santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito …”. Non così invece per il 2° momento. Ecco quindi la mia domanda: i concelebranti come devono stendere la mano destra al momento del “prendete e mangiatene tutti …” e del “prendete e bevetene tutti …”? 1° – Con il palmo della mano rivolto in giù, per esprimere l’atto consacratorio? 2° – Con il palmo della mano rivolto verso e in qualsiasi modo, per indicare soltanto il pane e il calice? Grazie! — A.M., Catania
Questa domanda – risponde padre McNamara – rispecchia un dibattito di lunga data tra i liturgisti sulla quale sono stati versati già fiumi di inchiostro, senza veramente risolverla.
Vorrei in primo luogo far ricordare che, a differenza di quando si pronunciano le parole della consacrazione, il gesto di protendere la mano in questo momento può anche essere omesso e non incide sulla validità della celebrazione dei concelebranti.
Il punto cruciale del dibattito è quello di stabilire se il gesto di protendere la mano è meramente indicativo – cioè solo un indicare delle sacre specie – o se invece è direttamente un segno del potere consacratorio dei concelebranti.
Coloro che hanno favorito il significato indicativo preferiscono il palmo rivolto verso l’alto, di solito con una leggera angolazione.
Altri, come il compianto benedettino Cipriano Vagaggini (il quale ha avuto un ruolo nella stesura del nuovo rito della concelebrazione), hanno favorito il gesto epicletico (invocativo) dei palmi rivolto in basso nello stesso modo in cui fanno tutti i sacerdoti all’inizio del rito di consacrazione, quando protendono entrambe le mani ed invocano lo Spirito Santo per trasformare il pane e il vino nel corpo e il sangue di Cristo.
Altri ancora, tra cui alcuni membri degli uffici che hanno preparato la riforma liturgica, erano del parere opposto. Così nell’organo ufficiale della Congregazione vaticana incaricata della riforma, Notitiae, 1 (1965) 143, n° 34, è stata data la seguente domanda e risposta:
“Se è permesso di interpretare la rubrica del RitusconcelebrationisMissae n° 39, c: «Le parole della consacrazione, con la mano destra… protesa verso il pane e il vino» in modo tale che il palmo della mano sarebbe rivolto a sinistra (non al suolo), in modo che l’estensione della mano verrebbe compresa come un gesto dimostrativo e d’accordo con le parole: «Questo è… »?”
“Risp.: Affermativo.”
Va ricordato che nei primi anni ha esplicitamente dichiarato che le sue risposte non erano ufficiali e non avevano valore giuridico. Anche questa risposta quindi soltanto permette una interpretazione, ma senza imporre nulla.
Nonostante questo basso livello di autorità, la risposta è stata inclusa in una nota del Cerimoniale dei Vescovi che ha dato un certo impulso all’interpretazione dimostrativa in modo che oggi sia probabilmente quella più comune.
L’altra interpretazione tuttavia non è stata abbandonata e continua ad essere accettata.
Considerando che, come menzionato sopra, il gesto in sé non è assolutamente necessario, dopo alcuni anni è diventato chiaro che la discussione non stava andando da nessuna parte e alla fine tutti convengono più o meno di non essere d’accordo.
Questo non significa che quando alcuni sacerdoti agiscono in un modo e altri in un altro modo esprimano qualche profondo disaccordo teologico. Molto probabilmente non rispecchia altro che l’opinione di chi ha insegnato loro liturgia al seminario.
In conclusione vorrei dire che se una comunità religiosa ha optato per una determinata pratica non c’è motivo per cambiare. Tuttavia se concelebrano in altre circostanze e il cerimoniere indica una postura diversa o la maggior parte degli altri concelebranti fanno altrettanto al momento della consacrazione, è meglio seguire la pratica locale per motivi di decoro liturgico.
[Traduzione dall’inglese a cura di Paul De Maeyer]
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I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.