Il flagello della droga

Contrastare la cultura diffusa della legalizzazione

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In un recente discorso Papa Francesco ha deplorato il consumo della droga, definendolo come “piaga sociale”. I suoi commenti del 20 giugno erano indirizzati ai partecipanti della 31esima conferenza dell’IDEC a Roma (International Drug Enforcement Conference).

Oggigiorno, tuttavia, vi è una tendenza in crescita verso la legalizzazione della marijuana. Gli elettori negli stati americani del Colorado e di Washington hanno approvato la vendita della cannabis per uso ricreativo. Altri 20 Stati più il distretto di Washington D.C. permettono alle persone di acquistare marijuana per scopi medicinali. Ciononostante la legge federale continua a vietarne la vendita.

Nel dicembre dello scorso anno anche l’Uruguay ha legalizzato la vendita e l’uso della marijuana. Secondo un articolo pubblicato dal Daily Mail sull’esperimento in Colorado, più di 200 punti vendita di marijuana sono stati aperti dal primo gennaio a Denver (capitale dello Stato) con oltre 100 sparsi in altre città. Mentre nello stato di Washington le prime licenze al dettaglio per 15-20 negozi sono state emesse il 7 luglio.

L’articolo del Daily Mail ha sottolineato che i primi mesi di regolarizzazione in Colorado hanno portato ad una serie di problemi. La proliferazione di biscotti, caramelle e anche di bevande analcoliche con la marijuana è stata responsabile di un considerevole numero di morti, con le vittime ignare delle conseguenze dannose di ciò che stavano consumando.

Le autorità, tuttavia, sembrano essere più interessate agli introiti ricavati (come dimostrato nel caso dell’estensione del gioco d’azzardo), dato che in Colorato i dispensari autorizzati pagano il 36,2% delle entrate in tasse. La liberalizzazione delle leggi sulla marijuana porta ad un aumento dei consumi e dei problemi che ne derivano: ne è la prova l’esperienza in Inghilterra, dove il governo laburista riclassificò la marijuana ad un livello inferiore di sanzioni penali dal 2004 al 2009.

Più uso e più criminalità.

Secondo un rapporto del 5 aprile nel quotidiano del Daily Telegraph, in questo periodo c’è stato un aumento del 25% nell’uso della marijuana e anche un forte aumento della criminalità. Uno studio effettuato dagli accademici della Newcastle University rivela che attualmente il fumo occasionale di cannabis è aumentato del 25% e il consumo regolare dell’8%.

Un altro problema derivante riguarda gli effetti sui bambini, alcuni dei quali consumano inconsapevolmente prodotti contenenti marijuana. “Secondo il National Poison Data System – scrive David Sack in un articolo per il Los Angeles Times del 26 giugno – telefonate in merito all’ingestione accidentale di marijuana in bambini di età inferiore ai 10 anni è triplicata negli Stati che hanno depenalizzato la marijuana prima del 2005″.

David Sack, qualificato in psichiatria e tossicodipendenze, ha osservato che negli Stati che hanno emanato la legalizzazione nel periodo fra 2005 e 2011 le chiamate sono aumentate quasi del 11.5% all’anno. Nello stesso periodo negli Stati senza leggi di depenalizzazione, il numero di chiamate è rimasto lo stesso.

Il 26 giugno l’UNODC (Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine) ha pubblicato il suo ‘World Drug Report’ del 2014. “A livello globale – è scritto nel fascicolo – il consumo di cannabis sembra essere diminuito, ma una percezione di rischi minori per la salute ha portato ad un maggior consumo in Nord America”.

Il rapporto aggiunge che la legalizzazione porterà quasi certamente ad una riduzione dei costi di produzione della cannabis. A sua volta questo “probabilmente porterà a consumi più elevati”. Il rapporto, inoltre, sottolinea che “sempre più persone sono alla ricerca di un trattamento per i disturbi correlati alla cannabis nella maggior parte delle regioni del mondo, tra cui il Nord America”.

I pericoli per la salute

I pericoli per la salute per l’uso di marijuana sono ben noti. Sul sito dell’Ufficio statunitense di controllo nazionale della droga è possibile ricavare le seguenti informazioni: “Sappiamo che l’uso di Marijuana, soprattutto l’uso a lungo termine, l’uso cronico o l’uso a partire da una giovane età può portare alla dipendenza. L’utilizzo di marijuana a lungo termine è foriero di una ricerca compulsiva della droga e ciò può comportare l’abuso”.

La marijuana “pone uno sforzo significativo sul nostro sistema sanitario e rappresenta un notevole pericolo per la salute e la sicurezza delle vittime, delle loro famiglie e delle nostre comunità”. In relazione all’utilizzo della cannabis per fini medici, l’ufficio ha commentato che le piante grezze di marijuana usate a scopi ‘sanitari’ contengono circa 500 composti chimici e ciò non è stato approvato dalla Food and Drug Administration. Nel sito è riportato che “è questo rigoroso processo di approvazione della FDA, non il voto popolare, che dovrebbe determinare ciò che è e ciò che non è medicina”.

“Vorrei dire questo nei termini più chiari possibili: il problema del consumo di droga non si risolve con la droga”: sono state queste le parole che Papa Francesco ha pronunciato nel suo discorso del 20 giugno. “La tossicodipendenza è un male e con il male non ci può essere alcun cedimento o compromesso” – ha continuato il Papa -. Pensare che il danno possa essere ridotto permettendo ai tossicodipendenti di utilizzare gli stupefacenti non risolve affatto il problema”.

Un’affermazione che si riferisce non solo alla legalizzazione delle droghe, ma anche all’uso dei SIS, i quali sono sempre stati a lungo criticati dalla Chiesa. Si tratta dei ‘safe-injection sites’, ovvero luoghi in cui la legge permette iniezioni di droghe sotto la supervisione dei medici.

“No ad ogni tipo di consumo di droga”, ha affermato il Papa. Un messaggio che potrebbe non essere popolare, ma che è coerente con le prove mediche e l’esperienza pratica riguardo la questione della droga.

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Fr. John Flynn

Australia Bachelor of Arts from the University of New South Wales. Licence in Philosophy from the Pontifical Gregorian University. Bachelor of Arts in Theology from the Queen of the Apostles.

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