Arrestati in Cina 29 dissidenti nordcoreani

Fermati mentre provavano a varcare il confine. Se Pechino deciderà per il rimpatrio, il rischio per loro sarà la pena di morte

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La persecuzione dei dissidenti in Asia corre sull’asse tra Cina e Corea del Nord. Asia News riferisce infatti che il governo cinese ha arrestato 29 esuli della Corea del Nord che stavano tentando di attraversare il confine tra i due Paesi e 5 tra cinesi e sudcoreani che li stavano aiutando a fuggire.

Gli arresti, avvenuti tra il 15 e il 17 luglio, si sono consumati sulla “rotta” dei profughi che dalla Corea del Nord cercano rifugio nel Sud-Est asiatico. Ora, se Pechino deciderà di rimpatriarle, per queste persone si profilerà il trasferimento in un lager e persino la condanna a morte per tradimento.

20 esuli sono stati arrestati nella città di Qingdao, mentre gli altri 9 a Kunming. “Sarebbe stato troppo pericoloso viaggiare tutti insieme, per questo si erano divisi. Fra coloro che li aiutavano e che ora sono in carcere c’è Na Su-hyun, anche lui un tempo esule nordcoreano e oggi cittadino del Sud a tutti gli effetti”, spiega Kwon Na-hyun, attivista sudcoreano che opera per i diritti dei rifugiati del Nord

La Corea del Sud afferma di essere al lavoro per ottenere il rilascio di tutti gli arrestati. In tal senso Yoon Yeo-sang, del Centro per i diritti umani della Corea del Nord, spiega: “Nonostante oggi le relazioni fra Pechino e Seoul siano migliori, mentre peggiorano quelle con Pyongyang, la Cina non ha mai smesso di rimpatriare i nordcoreani e non smetterà di farlo: teme troppo il peso economico di un possibile esodo di massa”.

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ZENIT Staff

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