Durante il suo intervento, il porporato è tornato indietro nel tempo ripercorrendo la sua vita come sacerdote, rettore, vescovo, cardinale e Segretario di Stato. “La mia vocazione salesiana e sacerdotale, – ha spiegato – che era indirizzata all’educazione dei giovani secondo lo spirito di Don Bosco, è stata, subito dopo l’ordinazione sacerdotale, orientata alla specializzazione in morale sociale e in diritto canonico, quindi ad approfondire il concetto di società nei due versanti politico ed ecclesiale”.
Il porporato ha raccontato di aver studiato “la comunità politica e la Chiesa come società soprannaturale dei credenti in Cristo, collocandomi nella filosofia del personalismo cristiano e inserendomi perciò in una molteplice rete di relazioni interpersonali e sociali”.
Partendo dall’editto di Costantino, ha narrato del rapporto tra Papa e Imperatore oggetto di studi fino al Concilio Vaticano II, sintetizzato al n. 76 della Gaudium et Spes: “La comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonomi l’una dall’altra nel proprio campo. Ma tutte e due, anche se a titolo diverso, sono al servizio della vocazione personale e sociale degli stessi uomini”
Bertone è stato pure Rettore dell’Università Salesiana, e docente all’Università Lateranense, quando nel 1991 Giovanni Paolo II lo nominò Arcivescovo Metropolita di Vercelli, costringendolo “a tuffarsi nei meandri del territorio e dei problemi concreti di rapporti tra comunità ecclesiale e comunità civile”. In vena di confidenze, il cardinale ha ricordato anche suo padre, contadino specializzato in musica come pianista organista e strumentista della banda cittadina.
Mamma Pierina invece era attiva propagandista del Partito Popolare fondato da Don Luigi Sturzo, non disdegnando di partecipare ai comizi pubblici e confrontandosi a volte duramente anche con il neonato Partito Comunista. L’appartenenza convinta all’Azione Cattolica e la ferma opposizione all’ideologia fascista, della sua famiglia era così forte da “non versare la quota per la tessera di ‘Balilla’ dei figli”, ha ricordato il cardinale.
Già in qualità di arcivescovo aveva compreso di dover svolgere il ruolo di “Pastore del gregge di Cristo che è immerso in una determinata società, deve curare i rapporti con le persone, le famiglie, la comunità civile, negli ambiti suoi propri, culturale, sociale, politico, giuridico, ecc.,”
Un ruolo svolto anche in qualità di arcivescovo di Genova e poi, ancora di più, come Segretario di Stato, ha detto. E’ poi passato al ricordo degli innumerevoli viaggi e missioni svolte a servizio della Santa Sede e dei Pontefici Romani, precisando ruolo e compiti del Segretario di Stato nel rapporto con gli Stati e con la Chiese.
Il Segretario di Stato infatti, oltre al lavoro di rapporto con gli Stati, “è punto di riferimento delle Conferenze Episcopali delle varie nazioni”. “Ciò – ha spiegato – consente di avere, oltre alle periodiche relazioni dei Rappresentanti Pontifici e dei singoli Vescovi, informazioni dirette sulla situazione ecclesiale e socio-politica nelle varie parti del mondo”.
Insomma, un lavoro “veramente impegnativo” che “lascia poco spazio al riposo e tanto meno agli hobby personali”, ha concluso Bertone. E ha aggiunto con simpatia:“Con tutto ciò la mia vita sacerdotale e di preghiera ha continuato ad alimentare il ministero pastorale”, con le sole eccezioni degli avvenimenti sportivi (ad esempio la sequenza di qualche partita di calcio) che “hanno animato alcuni momenti della mia vita”.
Quindi, come sintesi di questa grande attività svolta nel corso della sua vita, il cardinale è arrivato ad una conclusione: “Posso dire che il lavoro non solo nobilita l’uomo, come dice il proverbio, ma lo mobilita e lo gratifica in ogni età della vita”.
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