Nella sua consueta rubrica di liturgia, padre Edward McNamara risponde oggi ad una domanda posta da un nostro lettore in Australia.
Quando la mia pronipote stava per ricevere la prima volta la Comunione, le è stato detto che non necessitava di indossare il tradizionale abito bianco, né ricevere la comunione con gli altri bambini che stavano per fare la Prima Comunione. Poteva partecipare a qualsiasi Messa e ricevere la Comunione. Ho protestato presso il parroco, che mi ha risposto dicendo che per alcune madri gli abiti bianchi sono troppo costosi. E non ha neppure risposto alle mie altre domande. Un parroco ha il diritto di fare questo? — D.S., WoyWoy, Australia
In questa domanda si possono distinguere vari livelli.
Dal punto di vista canonico possiamo dire che, in linea di massima, il parroco ha il diritto di non organizzare una liturgia speciale per la Prima Comunione. Se lui ha constatato che il bambino è sufficientemente ben preparato e si è prima confessato, allora può autorizzarlo a ricevere la Comunione in qualsiasi Messa, senza alcuna veste o liturgia speciale.
Questo è in parte dovuto al fatto che, a differenza del battesimo o della cresima, la Prima Comunione non è un sacramento distinto, ma piuttosto la partecipazione al Sacrificio della Messa come culmine del processo di iniziazione. Nella maggior parte delle Chiese orientali ad esempio tutti e tre i sacramenti vengono conferiti insieme ai bambini.
Inoltre, il messale non ha un rito o una Messa speciale per la prima Comunione, cioè distinta da altre Messe. Qui conviene ricordare che in molti luoghi è consuetudine che i bambini ricevano la Prima Comunione in una domenica di fine aprile o di maggio, che spesso coincidono con solennità importanti.
Allo stesso tempo, da un punto di vista pastorale, la pratica di una festa speciale per i bambini che ricevono per la prima volta la Comunione è ben consolidata nella Chiesa latina e ha dimostrato il suo valore in molti modi. Soprattutto, se ben preparata, può essere un’esperienza molto speciale nella vita di un bambino e far risaltare meglio l’importanza di una piena partecipazione alla vita sacramentale della Chiesa. Può anche rappresentare una buona opportunità per la rigenerazione spirituale di una famiglia intera.
È vero che, obiettivamente parlando, ricevendo la Prima Comunione durante una normale Messa parrocchiale piuttosto che in una celebrazione speciale costituisce materialmente lo stesso atto. Soggettivamente, tuttavia, è probabile che senza alcuni elementi esterni per sottolinearne l’importanza, il suo significato più profondo andrà perso nella maggior parte dei bambini.
Certo, gli elementi esterni non costituiscono il nucleo della preparazione alla prima Comunione, la quale deve essere principalmente dottrinale e spirituale, anche se adattata a dei bambini. Eppure, non dobbiamo trascurare alcun mezzo per trasmettere ai bambini il significato più profondo dell’evento.
Per questo motivo, pur mostrando rispetto per la motivazione del sacerdote, in questo caso sarebbe bene informare il vescovo di questa particolare pratica pastorale, poiché potrebbe assumere un approccio diverso, pensando – nella sua saggezza – al bene delle anime.
Il sacerdote comunque ha portato alla luce una reale difficoltà pastorale. In alcune società, alcuni momenti di chiara impronta spirituale, come battesimi e Prime Comunioni, sono a volte degenerati in eventi sociali e hanno dato vita ad una malsana e poco cristiana concorrenza tra le famiglie rivaleggiando per prestigio e sfoggio. Infatti, a volte le famiglie si avventurano in spese inutili e insostenibili.
Una soluzione a questo problema è molto comune in Italia e in alcuni altri Paesi. La parrocchia dà alle famiglie la possibilità di noleggiare o comprare una semplice tunica bianca simile all’alba, riservata proprio ai bambini che ricevono la Prima Comunione. Di solito è uguale per maschi e femmine, anche se in alcuni casi le femmine portano un cerchietto o una fascia bianca nei capelli. Questa soluzione elimina qualsiasi distinzione sociale e pone tutta l’enfasi sul ricevere per la prima volta la Comunione e non su elementi superficiali.
A lungo termine, quando tale soluzione viene adottata, i genitori finiscono a preferirla, visto che li salva non solo da spese eccessive, ma permette anche loro di concentrarsi sull’essenziale.
Questa è soltanto una delle possibili soluzioni per una difficoltà che si presenta realmente in alcuni luoghi. Ci possono anche esserne delle altre. Importante è cercare soluzioni che superino le difficoltà pur conservando e valorizzando quegli elementi che hanno dimostrato la loro efficacia pastorale.
Dobbiamo comunque riconoscere che l’antica tradizione del vestito bianco speciale per le femminucce ha avuto anche dei vantaggi, in particolare quando tali vestiti venivano accuratamente conservati e usati all’interno della famiglia o erano stati realizzati appositamente da parenti o affini.
Conosco almeno una famiglia in cui il tessuto dell’abito nuziale della madre è stato utilizzato per realizzare vestiti da battesimo e da Prima Comunione. Questo è un bel modo per simboleggiare la fecondità spirituale che viene anche dal matrimonio.
Le difficoltà nascono quando tali tradizioni si perdono e si tende a dare enfasi agli aspetti esteriori.
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I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.