"Costruire ponti di pace nelle aree in cui musulmani e cristiani subiscono l'orrore della guerra"

Il cardinale Tauran scrive ai musulmani del mondo in occasione della fine del Ramadan

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“Cristiani e musulmani sono fratelli e sorelle dell’unica famiglia umana, creata dall’unico Dio”. Esordisce con le parole di Papa Francesco nell’Angelus dell’11 agosto 2013, il cardinale Tauran nel suo messaggio ai musulmani del mondo in occasione della fine dell’‘Id al-Fitr, la fine del Ramadan, che si celebra il 27 e 28 luglio.

Nel testo, dal titolo: “Verso un’autentica fraternità fra cristiani e musulmani”, firmato anche del Segretario p. Miguel Ángel Ayuso Guixot, il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso esprime “i migliori auguri” per questa ricorrenza dedicata “al digiuno, alla preghiera e al soccorso dei poveri”.

Il porporato ricorda poi che, lo scorso anno, fu lo stesso Papa Francesco a firmare personalmente il Messaggio per l’‘Id al-Fitr. E rammenta pure le parole di un altro Papa, Giovanni Paolo II, quando nel 1982 incontrando a Kaduna, in Nigeria, alcuni capi religiosi musulmani disse: “Tutti noi, cristiani e musulmani, viviamo sotto il sole di un unico Dio misericordioso. Crediamo tutti in un solo Dio Creatore dell’Uomo. Acclamiamo la signoria di Dio e difendiamo la dignità dell’uomo in quanto servo di Dio. Adoriamo Dio e professiamo una sottomissione totale a lui. In questo senso possiamo dunque chiamarci gli uni gli altri fratelli e sorelle nella fede in un solo Dio”.

Allora, “rendiamo grazie all’Altissimo per tutto ciò che abbiamo in comune, pur essendo consapevoli delle nostre differenze”, scrive Tauran. “Noi – aggiunge – percepiamo l’importanza della promozione di un dialogo fruttuoso basato sul reciproco rispetto ed amicizia”.

Quindi, il porporato rimarca la comune chiamataa “lavorare insieme per la giustizia, la pace e il rispetto dei diritti e della dignità di ogni persona”, sempre “ispirati” da valori condivisi e “rafforzati” da sentimenti di “genuina fraternità”. In particolare, soggiunge, “ci sentiamo responsabili dei più bisognosi: i poveri, i malati, gli orfani, i migranti, le vittime della tratta umana e tutti coloro che soffrono a causa di ogni forma di dipendenza”.

“Gravi sfide”, queste, per il mondo attuale “che esigono solidarietà da parte delle persone di buona volontà”. Tra queste – sottolinea il Capo Dicastero – ci sono anche “le minacce all’ambiente, la crisi dell’economia globale e alti livelli di disoccupazione specialmente fra i giovani”. Tali situazioni “generano un senso di vulnerabilità ed una mancanza di speranza nel futuro”, dice il cardinale, ricordando anche “i problemi affrontati dalle tante famiglie che sono state separate, lasciando i propri cari e spesso anche bambini piccoli”.

L’invito è quindi a lavorare insieme “per costruire ponti di pace e promuovere la riconciliazione specialmente nelle aree in cui musulmani e cristiani subiscono insieme l’orrore della guerra”. L’augurio è, invece, che “la nostra amicizia” possa “ispirarci sempre a cooperare nell’affrontare queste numerose sfide con saggezza e prudenza. In tal modo potremo aiutare a ridurre le tensioni e i conflitti, facendo progredire il bene comune”. Insieme “dimostreremo pure che le religioni possono essere sorgente di armonia a vantaggio di tutta la società”, insiste Tauran. Ed esorta a pregare affinché “la riconciliazione, la giustizia, la pace e lo sviluppo rimangano le nostre prime priorità, per il benessere ed il bene dell’intera famiglia umana”.

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ZENIT Staff

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