Iraq: Stato islamico chiede 35 milioni dollari per la liberazione delle suore rapite

Nella zona est fuori Mosul, i fedeli scavano pozzi per cristiani e musulmani. La comunità siro-ortodossa ha deciso di trasferire le reliquie attribuite a San Tommaso

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35 milioni di dollari: è il prezzo del riscatto che le milizie qaediste dello Stato islamico hanno chiesto per la liberazione delle due suore cristiane rapite il 28 giugno a Mosul, nella provincia di Nivine, nell’Iraq settentrionale. Lo conferma in un comunicato l’arcivescovo caldeo, mons. Amel Shimon Nona, informando di aver “provato più volte ad intervenire attraverso i leader religiosi locali e i capi delle tribù di Mosul”. Al momento, tuttavia, “questi tentativi non sono andati a buon fine”. 

Sempre mons. Nona ha raccontato all’agenzia Asia News di aver compiuto in questi giorni un lungo giro nella diocesi, in particolare nella zona orientale, in una parrocchia fuori Mosul, dove sono rifugiate circa 500mila persone, tra cristiani e musulmani, fuggiti dopo l’assalto dei ribelli sunniti.

“E’ davvero fonte di profondo dolore vedere le condizioni di vita delle persone, degli sfollati. Mancano acqua ed elettricità, la situazione resta drammatica”, ha commentato il presule. Ha poi riferito che “la Chiesa sta costruendo dei pozzi per attingere l’acqua dal sottosuolo”: finora ne sono stati realizzati “almeno otto”; tuttavia questi non sono sufficienti per soddisfare i bisogni di tutti, anche se “è meglio di niente”. L’elettricità – ha soggiunto Nona – viene distribuita “dalle due alle quattro ore al giorno, per il resto si cerca di sopperire come possibile, grazie anche all’uso di generatori”. 

I pozzi per l’acqua scavati dalla comunità locale “sono utilizzati da tutti gli abitanti, musulmani e cristiani, scena distinzione alcuna”, ha precisato il vescovo, aggiungendo che l’opera della Chiesa “non è solo per i cristiani, ma per tutti gli abitanti, per i musulmani e per i membri delle altre etnie”. 

In queste ore – ricorda Asia News – il Patriarca della Chiesa caldea Mar Louis Raphael I Sako ha lasciato Baghdad per Bruxelles, dove incontrerà ufficialmente il Consiglio dei vescovi europei e il Parlamento europeo, per discutere della situazione del Paese e dei possibili interventi per arginare l’emergenza, in particolare quella relativa ai profughi e sfollati. 

Intanto i ribelli Stato islamico dell’Iraq e del Levante Isis (formazione sunnita jihadista già legata ad al Qaeda) hanno assunto il controllo di una vecchia fabbrica di armi chimiche. La notizia arriva da fonti ufficiali a Baghdad, in una lettera inviata alle Nazioni Unite in cui ammettono di non poter rispettare la promessa di distruggere le armi chimiche. 

Il clima di terrore imposto dai ribelli ha convinto i responsabili della locale comunità siro-ortodossa a mettere in sicurezza anche le reliquie attribuite a San Tommaso, finora venerate presso la chiesa cittadina dedicata all’Apostolo. Già dal 17 giugno, lo scrigno contenente le reliquie è stato trasferito presso il Monastero siro-ortodosso dedicato a San Matteo, fuori da Mosul.

La cerimonia per la deposizione delle sante reliquie nella nuova sede è stata celebrata da Mar Nichodimos Dawood Saraf, Arcivescovo siro ortodosso di Mosul, riferisce Fides. L’intercessione di San Tommaso Apostolo viene invocata dalle comunità siro ortodosse di tutto il mondo per chiedere che il popolo iracheno sia risparmiato da ulteriori sofferenze. 

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ZENIT Staff

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