Sono del tutto infondate le notizie di un peggioramento della salute psico-fisica di Asia Bibi, la cristiana madre di cinque figli condannata a morte in Pakistan per blasfemia. Lo confermano al sito Vatican Insider alcuni familiari e membri della “Renaissance Education Foundation” (l’istituto che assiste la famiglia di Asia e garantisce l’istruzione ai figli) che hanno compiuto la visita mensile al carcere femminile di Multan.
“Ringraziando il cielo, il Signore le sta donando buona salute”, riferiscono, Asia sta bene e la fede in Cristo la rende, anche in carcere, una donna felice”. Nella delegazione erano presenti il marito di Asia, Ashiq, due dei cinque figli, la nuora e Joseph Nadeem, responsabile della “Renaissance Education Foundation”, che le hanno consegnato alcuni abiti estivi, scarpe, effetti personali, generi alimentari e qualche generico medicinale, per ogni evenienza.
Notizie sul deterioramento della salute della Bibi erano state diffuse nei giorni scorsi da padre Ilyas John, sacerdote attivista dell’arcidiocesi di Lahore, che chiedeva “cure mediche immediate” per la donna. Dal novembre 2010 nel braccio della morte, isolata per motivi di sicurezza, la cristiana è divenuta ormai un simbolo della lotta contro la blasfemia. Nelle scorse settimane, la Corte di appello di Lahore aveva rimandato più volte l’inizio del processo di secondo grado; secondo i legali di Asia, Sardar Khan Chaudhry e Sardar Mushtaq Gill, si trattava di “una tattica dilatoria” perseguita con vari espedienti legali pernon assumersi l’onere di emettere un giudizio sul suo caso.
Tuttavia, anche su questo fronte i familiari riportano buone notizie, informando che la nuova data per l’inizio del processo di appello di Asia Bibi è fissata dall’Alta Corte di Lahore il 9 settembre 2014,dopo la pausa giudiziaria estiva. I legali tirano quindi un sospiro di sollievo e sperano che sia la volta buona che l’ingiusto caso della propria assistita sia discusso in aula. E soprattutto che potranno dimostrare la sua innocenza.
Purtroppo uno degli avvocati ha avuto un infortunio e avrà bisogno di alcune settimane di cura. Il team però ha avuto il tempo di presentare domanda per trasferire Asia in una struttura penitenziaria a Lahore, la capitale del Punjab, dove risiede la sua famiglia. Un viaggio, questo fino a Multan, scomodo (14 ore di auto) e dispendioso.
Il caso della madre cristiana ingiustamente condannata ha mobilitato in questi anni il mondo intero. Per la sua causa si sono sacrificati il governatore del Punjab Salman Taseer e il ministro federale per le Minoranze religiose Shahbaz Bhatti, massacrati dagli estemisti islamici, nel 2011, per il solo fatto di averla difesa. Ora in Pakistan si sta interessando a lei, con la massima discrezione, il cattolico Khalil Tahir Sindhu, ministro per i diritti umani e per le minoranze della provincia del Punjab, già difensore in passato di molte vittime cristiane della legge sulla blasfemia.
Dal mondo, invece, era giunto nei mesi scorsi il sostegno di Ignacio Arsuaga, presidente della associazione spagnola “Hazte Oir”, che recatosi poi in Pakistan, aveva promosso una petizione per il suo rilascio e per continuare una raccolta di fondi. Anche di recente nell’aula del Parlamento europeo – riferisce sempre Vatican Insider – il premier italiano Matteo Renzi ha ricordato che “la vera e grande sfida è ritrovare l’anima dell’Europa”. “Se di fronte a una donna, Asia Bibi, in carcere da quattro anni perché cristiana, l’Europa non si indigna, vuol dire che non stiamo rispondendo al nostro destino”, ha detto.
Infine, l’appello, nel marzo scorso, del gruppo di lavoro del Parlamento europeo sulla libertà di religione che, dopo i diversi rinvii del processo di appello, affermava: “Accogliamo con favore la decisione dell’Alta Corte di Lahore di avviare il processo di appello per Asia Bibi. Confidiamo che i giudici designati siano presenti all’udienza”. Il Parlamento Ue chiedeva quindi “a tutti coloro che sono coinvolti nel caso di dare prova di coraggio e di non cedere ad alcuna pressione o minaccia esterna”.
(S.C.)