“Le persone non dovrebbero essere trattate come pedine nella scacchiera dell’umanità”: così ha affermato Papa Francesco il 5 agosto dell’anno scorso in un messaggio sul tema dei rifugiati.
Purtroppo questo è ciò che spesso accade: ne è una prova l’ultimo rapporto sulle tendenze globali presentato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).
Nel documento, pubblicato il 20 giugno, si evince che attualmente ci sono più di 50 milioni di persone che sono state costrette a fuggire dalle loro case, di cui circa 9 milioni provenienti dalla sola Siria.
“Stiamo assistendo – ha commentato Antonio Guterres, l’Alto Commissario per i Rifugiati – agli immensi costi di guerre che non finiscono mai. Guerre che non si riescono a risolvere o a prevenire”.
Su un totale complessivo di 51,2 milioni di persone colpite, circa 16,7 milioni di esse sono state costrette a lasciare i loro paesi e sono classificate come rifugiati. 33,3 milioni sono gli sfollati interni (IDP, “internally displaced persons”, ovvero “persone sfollate internamente”) e 1.2 milioni sono coloro che richiedono asilo politico.
Si legge nel rapporto che “se questi 51,2 milioni fossero gli abitanti di una nazione unica, costituirebbero il 26° paese più popolato al mondo”. Inoltre viene osservato che questa è la prima volta dopo la seconda guerra mondiale che il numero di sfollati supera i 50 milioni.
Il rapporto stima che 10,7 milioni di persone nel 2013 hanno dovuto lasciare le loro abitazioni per via di conflitti o persecuzioni. Più della metà (53%) di tutti i rifugiati di tutto il mondo proviene da soli tre paesi: l’Afghanistan (2.560.000), la Siria (2.470.000) e la Somalia (1.120.000).
Altri paesi con gravi problemi per quanto riguarda i rifugiati sono la Repubblica Democratica del Congo, la Repubblica Centrafricana, il Mali, e la zona di confine tra Sud Sudan e Sudan.
Il Pakistan è il paese che accoglie più rifugiati nel mondo (1,6 milioni), seguito dall’Iran (857.400), dal Libano (856.500), dalla Giordania (641.900) e dalla Turchia (609.900).
Secondo le statistiche di vari governi, nel 2013, 21 paesi hanno ammesso 98.400 rifugiati per permettere loro un nuovo insediamento. Gli Stati Uniti hanno il numero più alto (66.200).
Il rapporto sottolinea che negli ultimi 10 anni, più di 879.800 rifugiati sono arrivati nei paesi industrializzati attraverso i programmi di reinsediamento.
Tuttavia, il numero delle persone in cerca di una nuova abitazione hanno superato di gran lunga i posti disponibili con quasi 1,1 milioni di singole domande di asilo, per essere registrati con i governi o le UNHCR nel 2013: la cifra più alta in più di un decennio.
Il numero di sfollati interni che sono riusciti a tornare nelle loro case ammonta ora a 1.4 milioni; 414.600 invece è il dato che si riferisce ai rifugiati che hanno fatto ritorno nel loro paese di origine.
Il traffico di esseri umani è un altro problema che colpisce un gran numero di persone. Il 20 giugno ha visto anche la pubblicazione del rapporto sulla tratta di persone dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.
Il documento spiega che questo tipo di tratta copre una vasta gamma di attività fra cui quella di costringere adulti e bambini a commettere crimini, tra cui il furto, la produzione e lo spaccio di droghe illecite, la prostituzione, il terrorismo e l’omicidio.
Alcuni esempi illustrati nel rapporto riguardano il Messico, in cui le organizzazioni criminali hanno costretto bambini e immigrati a venire assoldati come assassini e ad essere impiegati nella produzione, nel trasporto e nella vendita di droghe.
Lo scorso anno in Francia la polizia ha arrestato sei adulti rom, accusati di obbligare i propri figli a commettere furti a Parigi e nella periferia. Mentre in Afghanistan gruppi di insorti costringono i bambini più grandi a servire come attentatori suicidi.
Il documento ha sollecitato i governi ad identificare le vittime della tratta che violano la legge non per trattarli come criminali, dato che sono state costrette ad agire illegalmente, ma ad aiutarli, fornendo protezione.
Le vittime del traffico sessuale, che poi testimoniano contro i loro sfruttatori, affrontano anche il problema del trauma che si ricrea quando devono ricordare i loro abusi durante un processo.
Nel documento viene spiegato che “il bisogno di risorse per le vittime durante, e anche dopo, l’investigazione e le cause legali è fondamentale, dato che molti processi sulla tratta di persone durano diversi anni”.
La domanda per il trapianto di organi è un altro aspetto del traffico di esseri umani. Secondo il rapporto, più di 114.000 trapianti di organi sono eseguiti ogni anno in tutto il mondo.
Tali operazioni soddisfano meno di circa il 10% del fabbisogno globale di organi come reni, fegato, cuore, polmoni e pancreas.
A volte le persone povere sono indotte a vendere organi, e in molti casi ricevono solo una frazione di quello che gli era stato promesso. Hanno anche frequentemente problemi di salute a seguito delle operazioni e non sono in grado di tornare al lavoro.
Il documento contiene diversi elenchi per ogni paese, a seconda del loro livello di osservanza delle leggi per prevenire il traffico di esseri umani e del grado del problema.
La dignità di ogni persona umana deve essere sostenuta e rispettata, ha commentato Papa Francesco nel suo messaggio. Un appello reso più urgente considerando i tanti milioni di persone che sono rifugiati o vittime di sfruttamento.