Vittorino Chizzolini: la scuola come mezzo di santificazione

Chiudendone il processo informativo di beatificazione, il vescovo di Brescia Luciano Monari tratteggia la figura del pedagogista ed editore cattolico

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“Chizzolini è un ‘consacrato maestro’. Essere maestro è stato il senso della sua esistenza intera”. Così monsignor Luciano Monari, vescovo di Brescia, in occasione della chiusura del processo informativo diocesano per la causa di beatificazione di Vittorino Chizzolini, fondatore dell’Editrice ‘La scuola’.

Per Chizzolini essere maestro è stata anzitutto “una consacrazione che lo ha coinvolto corpo e anima, tempo e spazio, desideri e sogni”, ha detto il presule. “Sembra che non abbia desiderato altro nella vita e siamo portati a pensare che qualunque altra cosa egli abbia potuto desiderare, l’abbia desiderata come espressione di questa consacrazione”.  

Già nel 1927, un Chizzolini poco più che ventenne scrisse nel corso degli esercizi spirituali: “Tutto me stesso Vi offro, o mio Creatore, con la mia volontà e le mie aspirazioni. Tutto il mio lavoro intendo di compierlo per gloria vostra. Fate che un giorno possa diventare, nella maniera che Voi disporrete, un Vostro ferventissimo apostolo. La mia vita ha questo ideale; voi, Signore me lo avete acceso: lo alimento con il desiderio e la speranza. Un giorno sarà realtà”.

A questa determinazione giovanile il futuro Beato rimase fedele sempre: “Probabilmente aveva pensato di entrare in una famiglia religiosa – ha osservato mons. Monari – forse aveva anche pensato a diventare prete. Tutto questo dice molto della sua disponibilità a dedicare tutto se stesso; ma, in realtà, la sua esperienza è pienamente e profondamente laicale perché incarna la dedizione totale a Dio in un campo di azione del mondo, appunto il campo dell’educazione dei ragazzi e dei giovani”.

Un giorno mons. Zammarchi gli disse: “La volontà del Signore è che Lei rimanga a ‘La Scuola’ come laico per aiutarci in un momento tanto difficile”. Chizzolini fece dunque la sua scelta, mantenendola “senza ripensamenti, dubbi, rimpianti”. “Non ci stupiamo quando impariamo che fu terziario francescano e che entrò nel sodalizio dei Missionari della Regalità di NSGC legato a padre Gemelli perché questo tipo di consacrazione si esercita appunto in una attività ‘secolare’”, ha detto il vescovo di Brescia.

E ha ricordato le parole che lo stesso Servo di Dio scrisse l’8 settembre 1946, dopo aver pronunciato le promesse di povertà, castità e obbedienza nella chiesa di Castelnuovo Fogliani: “Sono rimasto solo, felice di vivere nella sede insieme del mio servizio e dell’abitazione coincidente con gli ambienti dell’ufficio. La povertà, la semplicità sono una liberazione. L’obbedienza alla coscienza, ai doveri, alle circostanze, soprattutto ai segni che sono spesso rivelati dagli imprevisti, imprescindibili nuovi servizi”.

Questa consacrazione a Dio, Chizzolini la incarnò soprattutto nel suo lavoro di maestro e di educatore di maestri, “per questo – ha affermato Monari – non cerca per sé nessun successo mondano economico o sociale o personale. Si sente apostolo, missionario, dedicato totalmente a Dio; solo che il campo del suo apostolato è la scuola”. A lui, ciò che interessa “non è tanto la scuola in quanto tale, quanto il maestro nella scuola”. Questo è l’altro aspetto di lui che affascina: “Chizzolini – ha sottolineato il vescovo – è convinto che la qualità della scuola dipende sì dal suo statuto istituzionale e per questo si appassiona e si impegna in tutta la ricerca dell’istituzione scolastica; ma è convinto che, alla fine dei conti, ciò che importa è anzitutto il maestro”.

Egli per primo ha insegnato e nel suo servizio si intravede “una vera e propria forma di paternità”; “sente il suo servizio di maestro come fondatore di un legame che non decade quando i ragazzi passano ad altre scuole ed esperienze: la responsabilità rimane come vincolo di amore e fonte di consolazione e di gioia”.

Insomma una grande testimonianza per l’uomo di oggi che – ha rimarcato il vescovo – “vive in una società ‘liquida’ nella quali i valori sono mobili, mutevoli”. “Il disincanto del mondo”, ha soggiunto, difficilmente “permette un’esistenza ‘consacrata’, e quindi impegnata totalmente in una causa che ne sia degna. L’uomo di oggi fatica a impegnarsi definitivamente; fa fatica addirittura a farlo nel matrimonio; come impegnarsi in altre cause inevitabilmente meno coinvolgenti?”.

La risposta alla domanda di mons. Monari è appunto nel primato che Chizzolini ha dato alla figura del maestro: “L’esistenza umana è un processo incessante di crescita verso l’autenticità e cioè verso una pienezza di umanità”; pienezza che si traduce in “attenzione al mondo, comprensione intelligente e critica del mondo, senso di responsabilità, ricerca del bene fino all’amore e all’amore oblativo…”.

Vittorino Chizzolini rimane pertanto “esemplare”, perché ha portato luce e amore nell’ambito dell’educazione. Oggi, allora, c’è bisogno che altri continuino la sua testimonianza nell’ambito della scuola: “Abbiamo bisogno di molti altri che portino questa testimonianza in tutti gli innumerevoli campi dell’attività umana – ha concluso il vescovo di Brescia – perché solo così il futuro che abbiamo davanti potrà essere pienamente umano”.

(S.C.)

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ZENIT Staff

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