Carissimi figli e figlie,

come ho anticipato nel corso dell’ultimo incontro col clero diocesano, ritengo di dover levare la mia voce per denunciare un fenomeno gravissimo dal punto di vista ecclesiale.

La Chiesa e i cristiani non possono accettare quello che accade ogni giorno sotto i nostri occhi, ossia che la persona e il magistero del Papa diventino oggetto delle più svariate manipolazioni e delle più diverse interpretazioni e strumentalizzazioni.

Tra l’altro è del tutto evidente quali siano i contesti ideologici da cui muovono questi tentativi di ridurre il Papa alle proprie visioni ideologiche e ai propri progetti socio-politici.

Il Papa non è l’oggetto di nessuno, neanche della Chiesa. Il Papa è una GRAZIA che si accoglie con la stessa profondità e immediatezza con cui si deve ricevere la grazia che è Cristo.

Nel Papa si rende presente il Signore nella sua realtà obiettiva, ecclesiale e sacramentale.

Riconoscere la grazia significa, conseguentemente, corrispondervi con tutta l’intelligenza e l’affezione di cui siamo capaci.

Ho servito fedelmente sette Papi, da Pio XII all’attuale; nella prima parte della mia vita, come laico e docente universitario, identificando il mio servizio culturale come tentativo di dare aiuto alle iniziative del Santo Padre, nel campo della cultura.

Ho poi servito i Papi come presbitero, come docente universitario e, infine, come Vescovo. Ho dato ad ogni Papa che ho incontrato e servito la totalità del mio cuore, della mia intelligenza e della mia capacità operativa.

Il pontificato di Francesco è una grande grazia e per questo dobbiamo mettere i nostri passi dietro i suoi, cercando di immedesimarci col suo magistero e di viverlo come direttiva della pastorale della diocesi.

Certo, il vanto della Chiesa è che la dipendenza frutta una creatività responsabile.

Il magistero del Papa non si contesta, ma neanche si ripete semplicemente. Il magistero del Papa diventa ipotesi di lavoro sulla propria vita personale e sulla propria attività pastorale. Occorre dare un contributo responsabile e creativo a questo grande magistero che sta iniziando, per tutta la Chiesa: un cammino certo di approfondimento della tradizione e del suo riproporsi in modo attuale.

Questa sintesi di dipendenza e di creatività è l’esperienza che più lietamente si fa nella vita della Chiesa. L’ho fatta e la faccio con grande volontà di immedesimazione con il Santo Padre Francesco e invito tutti i cristiani, e tutti gli uomini di buona volontà di questa nostra arcidiocesi, a vivere con me l’identificazione col Papa che ci renda una realtà ecclesiale viva, attiva e intraprendente.

Vi esorto tutti a non correre dietro alle interpretazioni, alle esegesi, ai gossip, agli scoop e ai segreti che, interessatamente, circondano la presenza e gli insegnamenti del Santo Padre.

Noi preferiamo seguire la fonte diretta. Non le cosiddette interpretazioni, o manipolazioni, di coloro che non intendono servire la Verità, o meglio intendono servire quella parte di verità che costituisce il contenuto della loro posizione ideologica, che viene spacciata come verità totale.

Così alla verità totale - che non ci sarebbe più, perché ci viene detto non c’è più un’unica verità - si sostituiscono le piccole verità e i piccoli interessi che finiscono per avere proditoriamente il peso della verità stessa. Vi affido queste considerazioni che mettono in comune con voi la mia vita e il mio cammino ecclesiale, affinché, quasi come prosecuzione della lettera pastorale su cui state lodevolmente lavorando, possiate approfondire il senso della nostra vita di fede, che è vita drammaticamente libera e profondamente responsabile.

Benedico tutti di cuore.

+Luigi Negri

Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa

Ferrara 1 marzo 2014