Nella sua consueta rubrica di liturgia, padre McNamara risponde questa settimana ad una domanda posta da un lettore statunitense.
L’atto di spogliare l'altare, terminata la Messa nella Cena del Signore del Giovedì Santo, si limita solo a quegli altari su cui la Messa è stata celebrata? O bisogna invece spogliare anche tutti gli altari nelle chiese e cappelle (ad esempio in monasteri, ospedali, ecc.) sui quali il giorno di Giovedì Santo la Messa NON è stata celebrata, e bisogna anche rimuovere il Santissimo Sacramento? -- G.L., Madera, California (USA)
L’indicazione fornita dalla lettera circolare sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali, Paschalis Sollemnitatis, del 1988, è molto breve. Al n° 57 si legge:
"57. Terminata la messa viene spogliato l’altare della celebrazione. È bene coprire le croci della chiesa con un velo di colore rosso o violaceo, a meno che non siano state già coperte il sabato prima della domenica V di Quaresima. Non possono accendersi le luci davanti alle immagini dei santi".
Qualche informazione in più la offre il Messale Romano. “Al momento opportuno – si legge -, l'altare viene spogliato e, se possibile , le croci rimosse dalla chiesa. È opportuno che eventuali croci rimaste nella chiesa vengano velate”.
Un testo così conciso si deve probabilmente al fatto che si presume che nelle chiese ci sia un solo altare. Infatti non c’è alcun riferimento a cappelle laterali o luoghi dove la Messa non è stata celebrata.
Monsignor Peter J. Elliott, basandosi su tradizioni più antiche, approfondisce il tema nel suo eccellente manuale Ceremonies of the Liturgical Year.
Per quanto riguarda il nostro tema della spoliazione dell’altare Elliot scrive che “iniziando con l'altare maggiore, tutti gli altari della chiesa vengono spogliati e le croci e i loro candelieri rimossi. Tutte le croci portatili vengono rimosse dalla chiesa. Le altre croci devono essere velate [...] a meno che non siano già state velate il sabato prima della domenica V di Quaresima. Questo duro simbolismo va esteso a tutta la Chiesa. Fino al Gloria nella Veglia pasquale, nessuna candela o lampada dev’essere accesa altrove nella chiesa, cioè lampade o luci votive non devono essere disponibili presso teche o altari laterali. I sacrestani tolgono tutta l’acqua santa dalle acquasantiere alle porte d'ingresso della chiesa".
Anche se non si dice nulla su come procedere per quanto riguarda le piccole cappelle e oratori, sembra che debbano seguire la stessa logica di base.
Il tabernacolo andrebbe preferibilmente svuotato già prima del Giovedì Santo, se non serve per portare la comunione ai malati. Al ritorno di una celebrazione in un’altra chiesa l’altare dev’essere spogliato come soprammenzionato.
Se l’Eucaristia rimane nel tabernacolo allora la lampada del Santissimo deve rimanere accesa.
In alcuni luoghi è abitudine di chiudere questi oratori in modo da concentrare l'adorazione eucaristica sull'altare della riposizione.
Questo è probabilmente consigliabile, ma non sembra essere un obbligo. Le rubriche del messale per Giovedi Santo indicano: "Se la celebrazione della Passione del Signore nel venerdì successivo non avviene nella stessa chiesa, la Messa si conclude nel solito modo e il Santissimo Sacramento viene deposto nel tabernacolo".
È vero che questa rubrica si occupa di altri temi, ma il fatto che contempla il ritorno dell’Eucaristia al tabernacolo abituale in una chiesa che logicamente dovrebbe rimanere aperta, ci porta a concludere che non è strettamente necessario chiudere una cappella nella quale viene conservata l'Eucaristia durante il Triduo sacro.
[Traduzione dall'inglese a cura di Paul De Maeyer]
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I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.