Durante la guerra, in casa mia, non solo mancava l’acqua e un bagno, ma eravamo pure senza la corrente elettrica. Non sapevo nemmeno che cosa fossero le lampadine. Quando c’era bisogno di luce, il papà mandava uno di noi fratellini ad accendere “el ciaro” : la candela.

A noi non sembrava vero precederci e precipitarci all’angolo del “comò” riservato alla pipa e al tabacco del nonno. Non vi mancava, né poteva mancare la fonte della luce: la scatola dei “fulminanti”.

Toccò a me eseguire l’ordine. Corsi, afferrai la scatola, estrassi un fiammifero che…non s’accese. Ne presi un secondo, un terzo…Li avrei consumati tutti se non fosse intervenuta la mamma: “L’umidità li aveva resi inservibili…inutilizzabili per la loro funzione”.

Quella sera tutto e tutti al buio.

Subito il papà si preoccupò di mettere e conservare gelosamente i fiammiferi in un luogo asciutto. Era necessario che si accendessero subito, al primo richiamo della mano.

Alle volte in casa tua sei messo in disparte, o ti pare di stare in un angolo, trascurato dalla famiglia, come se nessuno avesse bisogno di te. Ti domandi: “A che servo? Trascurato, mi trascuro” e…ti adagi, neghittoso.

Tenendo desta la “disponibilità al servizio” ci si preserva dall’accidia,  dall’umida mentalità del mondo  che ti spegne. Immersi nel clima della Carità, si può essere “fulminanti” e fiammanti, pronti ad ogni richiesta; capaci di esplodere in fiamma viva e vivace che accende subito chiunque ti domandi la Luce.

Ciao da p. Andrea

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