Per poter garantire condizioni durature di pace nelle aree di crisi, la vera chiave di volta non si trova nei superficiali slogan a effetto ‘grande’ politica che raccolgono le prime pagine dei nostri giornali. Ma si trova nell’oscuro lavoro quotidiano portato avanti seriamente, con pazienza e perseveranza, da persone sconosciute che credono davvero nello sviluppo sociale incentrato sulla dignità trascendente della persona e inteso nel senso più ampio possibile.
È questo il messaggio che arriva dalla tavola rotonda Le attuali sfide per lo sviluppo in Mozambico e il caso del Distretto di Cahora Bassa, organizzata presso il Vicariato di Roma dall’associazione O Viveiro, onlus fondata nel 2006 con lo scopo di promuovere la formazione umana, morale e sociale dei bambini che vivono in aree particolarmente disagiate e senza possibilità alcuna di avere un futuro dignitoso. Come il caso della sfortunata area sud-orientale del Mozambico, appunto, uno dei Paesi più poveri del mondo, stretta in una morsa mortale tra un’estrema povertà materiale e l’analfabetismo di massa.
Presentata dalla giornalista RAI Enza Emira Festa, la serata ha visto l’intervento di mons. Matteo Zuppi, Vescovo ausiliare di Roma, delle professoresse Simona Beretta, docente di Economia internazionale presso la Cattolica di Milano, e Gabriella Cotta, docente di filosofia politica presso La Sapienza di Roma, e di Flaminia Giovanelli, Sottosegretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, nonché presidente di O Viveiro.
Ad aprire i lavori é stato il vescovo Zuppi, il quale ha ricordato la sua esperienza pluridecennale con la realtà sociale mozambicana nell’ambito di progetti di cooperazione per le popolazioni di paesi in via di sviluppo, promossi dalla Comunità di Sant’Egidio. Un impegno dispendioso e tutt’altro che semplice, in un periodo in cui la giovane Repubblica africana aveva da poco guadagnato l’indipendenza dal Portogallo (1975) e si misurava quotidianamente con un sanguinoso conflitto civile, durato poi 17 anni, che vedeva contrapporsi il Fronte di Liberazione Nazionale armato (FRELIMO, poi organizzatosi in partito politico) e la resistenza del RENAMO.
Dopo una serie di negoziati, la svolta inattesa si ottenne il 4 ottobre 1992 quando a Roma verranno firmati gli Accordi di pace. Il presule ha ricordato come da allora molto sia cambiato e il Paese, pur con fatica, sia riuscito ad ottenere una certa stabilità interna senza subire “violenze o regolamenti di conti”. Se questo è potuto accadere, però, è soprattutto grazie all’amnistia che fu promulgata all’indomani degli Accordi di pace, che “ha curato la memoria del Paese da ambo le parti”. Oggi, poi, “la società civile si sta sviluppando, c’è una presenza di tv e radio private”, una stampa libera, ha osservato Zuppi, e all’orizzonte pare scorgersi anche un terzo partito che potrebbe contribuire significativamente a una maturazione del sistema democratico.
A seguire, la professoressa Beretta che, soffermandosi sulla particolare attenzione che O Viveiro dedica al dramma delle bambine abbandonate, ha approfondito la bellezza di quel “genio femminile” naturale che rende la donna istintivamente più capace di accogliere, custodire e generare. Tre verbi non scelti per nulla a caso. Si tratta infatti di azioni tipiche dell’identità femminile in quanto tale, che non valgono solamente in riferimento alla maternità biologica, ma anche per creare le condizioni del ‘buon sviluppo’, cristianamente inteso.
Lo sviluppo sociale integrale in sé, infatti, non è tanto un obiettivo astratto scritto da esperti sulla carta ma “un percorso umano” lungo ed elaborato, dalle mille variabili, che evidenzia la necessità di “prendersi cura dell’altro” e di “coltivare relazioni interpersonali”, perché una comunità – ovunque sia, in qualsiasi tempo – vive ‘fisiologicamente’ di relazioni reciproche. D’altra parte, ha concluso Beretta, il valore aggiunto dell’associazione O Viveiro è proprio di non limitarsi a far fronte alle esigenze dell’immediato hic et nunc ma lavora pazientemente a lungo termine sull’educazione umana, morale e spirituale, che, non facilmente contabilizzabile dai bilanci semestrali, incide profondamente sul tessuto sociale.
La serata è poi proseguita con il video dell’intervista raccolta da Emanuela Bonavolta – responsabile di progetto di O Viveiro – a padre Costantino Bogaio, guida della vivace parrocchia (accoglie 500 persone ogni domenica) “Giovanni XXIII” a Chitima, nella provincia di Tete. Si è così avuto modo di vedere ‘sul campo’ ciò che le donazioni dei benefattori rendono possibile: dall’accoglienza di ragazze che altrimenti finirebbero sulla strada o vittime dell’agghiacciante prassi dei matrimoni-bambini, alla formazione umana a 360° che va dal Catechismo, allo studio, allo sport.
Ma molto resta ancora da fare: padre Costantino ha mostrato ad esempio la struttura fatiscente della storica missione locale dei Comboniani che andrebbe completamente restaurata e messa in sicurezza perché i suoi grandi spazi sono del tutto inagibili al momento. Per garantire una società sana anche per il domani è infatti importante ancorare saldamente i giovani sul posto, ricordando loro l’importanza delle proprie radici e dell’amore per la propria terra. Qualcosa che però senza un lavoro dignitoso e socialmente rispettato sarà difficile da raggiungere.
Lo ha messo in luce anche Giovanelli che ha ricordato come “evangelizzazione e promozione umana” siano intrinsecamente legati l’una all’altra se realmente si crede che la fede abbia qualcosa da dire anche per la costruzione concreta della società. E in questi anni, da quando la onlus è nata, in termini di opere è stato fatto veramente tanto: sono stati scavati quattro pozzi per l’acqua, con i terreni acquistati si sono prodotti e commercializzati vari ortaggi con cui la comunità locale si alimenta e si sostiene economicamente, facendo anche dei contratti appositi con i negozianti dell’area e imparando quindi direttamente a ‘fare impresa’.
La serata si è conclusa poi con l’intervento della professoressa Cotta che ha sottolineato quanto l’evangelizzazione cristiana costituisca storicamente “un fattore di progresso sociale”, particolarmente nelle società dove il paganesimo e i riti magici esercitano ancora una grande influenza sui costumi della popolazione determinandone convinzioni assurde, fatalistiche o semplicemente immobilistiche. La Dottrina sociale della Chiesa, se presa sul serio, quando cioè il Vangelo riesce a diventare cultura, mentalità, modo di pensare e di vivere di una comunità, contribuisce veramente alla liberazione completa dell’uomo: dall’ignoranza materiale come dai tanti tipi, moderni e antichi, di povertà.
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Alla pagina internet del sito dell’associazione www.oviveiro.org è possibile trovare altri approfondimenti sulle altre iniziative in corso e come partecipare concretamente, anche dall’Italia, a quest’opera di promozione umana (info@oviveiro.org).