Bergoglio avrà detto ad Obama che la libertà religiosa è un dovere morale?

Le reazioni della stampa americana all’incontro tra il Presidente e il Pontefice, alla luce del malcontento di cattolici e non negli Stati Uniti, a causa dell’Obamacare

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Quale è stata l’agenda che Obama ha presentato oggi a Papa Francesco nel dettaglio e se hanno discusso o no di Obamacare nessuno ancora lo sa. L’agenda di Obama è l’agenda della povertà, ma non solo negli Stati Uniti, ma nel mondo: in Africa, nel Medio Oriente, in Asia. Obama vuole un’America alleata, anzi, allineata con i popoli poveri del mondo.

I media americani si chiedono se il Presidente ha parlato dell’Obamacare, che è poi una discussione sulla libertà religiosa perché la riforma sanitaria avanzata dal Capo di Stato è un attacco a questa libertà. Ne parlano i giornali? No, non ne parlano perché i giornali tendono a sinistra e alle sinistre la libertà religiosa non piace. Ne parla invece la televisione-cavo di destra, giorno e notte.

Il “New York Post”, però, ha pubblicato ieri un articolo intitolato: “Il capitalismo, la povertà e il Papa”, che è stato quasi una prefazione ai colloqui di oggi tra Obama e Francesco. L’articolo mette in guardia contro le due opposte interpretazioni della esortazione “Evangelii Gaudium” : entusiasmo dei democratici di sinistra e costernazione dei capitalisti di destra. È un errore, scrive il giornale, guardare Papa Francesco partendo dalle solite categorie di “ destra e sinistra”: Francesco è un pastore che ci esorta a portare la gioia  del Vangelo in ogni aspetto della vita , compresa l’economia.

Un’economia libera e competitiva è in grado di offrire ai poveri e a chi è “messo da parte” e “buttato via” proprio quella inclusione che il Pontefice desidera. Il Papa ha però ragione – scrive il “New York Post” – quando afferma che la concentrazione sulla crescita economica può farci perdere di vista il primato della persona. Sono proprio i poveri – conclude – quelli che hanno la capacità creativa di umanizzare l’economia.

Avevamo già letto da qualche parte che Obama vuole parlare dei poveri e che il Papa ha detto “Prego contro l’aborto”. Quindi è plausibile che parte dei colloqui sia stata dedicata all’Obamacare, che è appunto:  poveri e aborto. La Legge avrebbe dovuto offrire l’assistenza sanitaria ai 30 milioni di Americani – su 320 milioni –  che ne sono privi. “Perché sono poveri”, è stata la prima spiegazione. Poi si è scoperto che la maggioranza dei non assicurati non lo sono non perché poveri, ma perchè non vogliono assicurarsi. E si è scoperto anche che la Legge che li  assiste taglia l’assistenza a chi era già assicurato, compresi i poveri già assicurati.

E veniamo all’aborto. La Legge impone ai datori di lavoro, che sono quelli che devono fornire l’assistenza sanitaria, di finanziare gli aborti delle loro impiegate. Il finanziamento è obbligatorio anche se il datore di lavoro è contro l’aborto e l’obbligo viola la sua libertà religiosa protetta dalla Costituzione.  Abbiamo cercato le norme sulla libertà religiosa brancolando nelle 2.000 pagine dell’Obamacare, che tratta infiniti altri argomenti.

Neanche il “New York Times”, la Bibbia dei giornali americani, fino a ieri ha accennato all’incontro Obama- Francesco, ma ha pubblicato un lungo articolo sul processo che si è svolto il 25 marzo alla Corte Suprema proprio sull’aborto. Il processo si è tenuto ieri, ma la sentenza verrà a fine giugno.

Il “New York Times” ha parlato del processo non per il contenuto, che era l’Obamacare e la libertà religiosa, ma per la sua novità e il suo elegante carattere tecnico-giuridico. I querelanti erano due ditte: “Hobby Lobby”, cristiana, e “Conestoga Wood Specialties”, protestante. La “Hobby Lobby” fabbrica attrezzature “Fai da te”, e la Conestoga fabbrica mobili. La “Hobby Lobby” ha 500 negozi in tutti gli Stati Uniti e migliaia di dipendenti. Entrambe le ditte sono società commerciali. Entrambe, come tutti i datori di  lavoro americani, offrono assicurazioni sanitarie ai propri dipendenti. Entrambe si rifiutano però di finanziare, come “medicina preventiva” assicurazioni contro le gravidanze, il che vuol dire finanziare gli aborti delle proprie impiegate. Le quali, possono facilmente a bassissimo prezzo o anche gratis procurarsi le medicine per abortire.

Ma le autorità dell’Obamacare non demordono. Le ditte devono provvedere ai finanziamenti o pagare enormi multe. Ci sono varie decine di altre ditte, diocesi, università cattoliche e altri enti religiosi che combattono contro la riforma per la stessa ragione, in tribunali di primo o secondo grado, avendo per obbiettivo finale la Corte Suprema. Ma la Hobby Lobby e la Conestoga ci sono già arrivate. La questione è: le persone e gli enti che non hanno fini di lucro possono citare l’Obamacare,  ma una società commerciale che ha fini di lucro e non è una persona , lo può fare?  Il “New York Times” riporta interventi dei giudici durante l’udienza. “Sembra – si legge sul quotidiano –  che  ci sia un generale consenso da parte dei giudici  all’esercizio della libertà religiosa da parte delle due famiglie che controllano le due società commerciali”.

La questione, però, non è religiosa, ma politica. Novembre 2014 è la data delle elezioni di medio termine: tutti i 435 seggi della Camera dei Deputati e una decina dei 100 seggi del Senato saranno in ballottaggio. Obama rimarrà Presidente degli Stati Uniti fino al 2016. Ma, se il malcontento verso l’Obamacare non si placa e se il Presidente non ammorbidisce il proprio atteggiamento verso la libertà religiosa, il Partito Democratico (il partito di Obama), perderà le elezioni e vinceranno i Repubblicani. Obama dovrà quindi confrontarsi con Deputati e Senatori caparbiamente ostili.  

Papa Francesco, che “dice pane al pane e vino al vino”, avrà fatto riflettere Obama? Gli avrà detto “bravo” perché pensa ai poveri del mondo, ma anche che il rispetto della libertà religiosa è non solo un dovere morale, ma, in qualche caso, un’opportuna mossa politica?

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Lilia Lodolini

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione