Il matrimonio come fondamento della civiltà

Un saggio americano spiega perché la monogamia aiuta la società ad essere più stabile e pacifica

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Il matrimonio monogamico ha esercitato un’influenza cruciale sulla civiltà occidentale. Lo afferma William Tucker nel suo libro Marriage and Civilization: How Monogamy Made Us Human (Regnery Publishing).

Tucker, giornalista e autore di vari saggi, affronta un’ampia gamma di argomenti, dall’antropologia alle origini della civilizzazione, dal ruolo della religione alla situazione attuale della famiglia.

Dall’inizio della storia umana, spiega Tucker, il matrimonio è stato l’unico contratto sociale in grado di rendere libere le persone di cooperare e permettere la nascita dell’umana civilizzazione.

L’autore aggiunge che, se da un lato la monogamia è il metodo di maggior successo per organizzare una società, essa è costantemente sotto assedio e richiede ruoli che devono essere sostenuti dai suoi membri. Se una società diventa indifferente al mantenimento dei ruoli, la monogamia rischia di sgretolarsi, come sta avvenendo oggi negli Stati Uniti.

Tucker si dimostra piuttosto critico verso la forma che il Welfare ha assunto negli ultimi anni, in particolare negli incentivi alle ragazze madri a rimanere single. La famiglia bi-genitoriale è un’istituzione forte ma non indistruttibile.

“Con determinati incentivi economici, essa rischia di essere danneggiata”, afferma lo studioso. Quindi, una volta smembrata, risulta molto difficile da ricostruire.

In un capitolo che tratta le interpretazioni del matrimonio nelle società primitive, Tucker spiega che, mentre nel XIX secolo, alcuni autori avevano proposto una situazione dove la poligamia sarebbe diventata una pratica comune, ricerche successive dimostrano che, alle origini, era stata la monogamia la prima forma di legame umano, mentre in alcune società, la poligamia aveva rappresentato uno sviluppo successivo.

Inoltre, Tucker osserva che le società poligame sono più inclini alla bellicosità, poiché determinano uno squilibrio, nella misura in cui permettono ad ogni uomo di avere più mogli. Ciò porta ad un bisogno di ulteriori donne che può essere soddisfatto solamente ingaggiando combattimenti con altre tribù, per rubare loro le donne.

Nella sua disamina storica, Tucker rileva che l’Antica Grecia fu la prima società complessa ad imporre la monogamia ai suoi membri, anche a chi era al vertice della gerarchia.

“Per la prima volta dagli ultimi cacciatori e raccoglitori, l’egualitarismo della società umana originaria era stato restaurato”, aggiunge.

In seguito, l’Impero Romano consolidò la norma della monogamia come modello familiare.

Un altro ruolo chiave è stato giocato dal Cristianesimo, a proposito del quale, Tucker afferma: “Il Cristianesimo ha giocato un ruolo cruciale nel rendere la monogamia, la norma della società occidentale”.

Dopo un lungo esame storico di varie società e religioni, Tucker ritorna alla situazione attuale negli Stati Uniti.

Come è possibile, si domanda, che nell’arco di appena mezzo secolo, il matrimonio e la famiglia bi-genitoriale sono passati dall’essere l’ideale e  più comune forma di famiglia, all’essere “una favola alla quale solo i più privilegiati possono aspirare?”.

Tucker prosegue affermando che la monogamia non soddisfa i desideri di nessuno ed è per questo che è facile da indebolire. Al tempo stesso egli afferma: “La monogamia è il culmine di un comportamento civilizzato che riconosce, seppure inconsciamente, che il rinforzamento dei ruoli determina vantaggi a livello sociale”.

Perciò, lo studioso conclude che abbiamo una situazione in cui la monogamia non soddisfa i desideri di nessuno, eppure è una forma di vita familiare che crea vantaggi a livello sociale.

Di seguito Tucker afferma che gli uomini sono più felici, quando vivono matrimoni stabili e duraturi e che, in tali condizioni, anche i figli sono molto più felici.

La monogamia, comunque, esige che le persone si assumano determinati sacrifici.

Un elemento che Tucker identifica come un fattore di disintegrazione della vita familiare è la fine dell’idea di un salario familiare, che permette al maschio di essere l’unico percettore di reddito. Con l’ingresso di un ampio numero di donne nel mondo del lavoro, le prospettive di lavoro per gli uomini si è ridotta, in particolare per chi ha un livello di istruzione più basso.

Un secondo grande cambiamento è rappresentato dalla rivoluzione sessuale degli anni ’60 e dalla separazione del sesso dalla procreazione. Ciò conduce a un sensibile indebolimento del matrimonio e a notevoli cambiamenti nelle strutture familiari.

Nel capitolo conclusivo, Tucker afferma che i destini delle nazioni sono innanzitutto dipendenti dagli esseri umani che li determinano. “Le famiglie monogamiche danno vita a esseri umani socialmente consapevoli, pronti a vivere in società pacifiche”, afferma.

Al tempo stesso, l’autore si domanda se sia possibile restaurare l’ideale monogamico nella società americana. Ciò è, per tornare a una situazione dove uomini e donne comprendono che vi sono determinati ruoli da onorare e comportamenti che possono minacciare la stabilità familiare.

Il matrimonio monogamico, afferma poi Tucker, è un’avventura da brivido, ma anche la fatica di un’intera vita. È anche, ribadisce lo studioso, un’istituzione che permette alle civiltà di fiorire e di costruire un mondo prosperoso e fiorente.

[Traduzione dall’inglese a cura di Luca Marcolivio]

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Fr. John Flynn

Australia Bachelor of Arts from the University of New South Wales. Licence in Philosophy from the Pontifical Gregorian University. Bachelor of Arts in Theology from the Queen of the Apostles.

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