“L’alma chiesa di santa Maria di Loreto fu camera della casa della gloriosissima Madre del nostro Signore Gesù Cristo… La quale casa fu in una città della Galilea, chiamata Nazaret. E in detta casa nacque la Vergine Maria, qui fu allevata e poi dall’Angelo Gabriele salutata; e finalmente nella stessa camera nutrì Gesù Cristo suo figliuolo… Quindi gli apostoli e discepoli consacrarono quella camera in chiesa, ivi celebrando i divini misteri…”.
Questo si legge nella cronaca del 1465 redatta da Pier Giorgio di Tolomei, desunta da una tabula molto più antica, del 1300, che racconta il trasporto della santa casa di Nazaret a Loreto: “Ma dopo che quel popolo di Galilea e di Nazaret abbandonò la fede in Cristo e accettò la fede di Maometto, allora gli Angeli levarono dal suo posto la predetta chiesa e la trasportarono”, prima a Fiume, poi “in una selva di cui era padrona una gentildonna chiamata Loreta; da qui prese il nome la chiesa: ‘Santa Maria di Loreta…”. Infine fu trasportata definitivamente sull’attuale colle su cui si trova, nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 1294.
La Vergine Maria era stata proclamata Dei Genetrix, Madre di Dio, con il Concilio di Efeso del 431 d.C., ma il ricordo liturgico dell’annunciazione della nascita di Cristo ha origini molto più antiche: il culto mariano era sicuramente diffuso da sempre, legato agli eventi della vita della sacra famiglia e al luogo fisico che era la casa di Gesù, Giuseppe e Maria; luogo fisico, dimesso, e luogo del mistero, perché Dio non è sceso sulla terra come un ufo, ma ha scelto di nascere dal grembo di una donna: così, Uno come un altro, nella pancia della madre per nove mesi, con tutto quello che ne consegue. Unica particolarità sta nel fatto che quella donna è vergine…
Farà mica parte di un racconto fiabesco con angeli, cammelli, re magi? Mi viene da sorridere pensando alla provocazione di un carissimo sacerdote, che una volta disse: “Uno che da morto è risorto poteva forse avere problemi di compatibilità con la verginità di Maria?”. Non sarà questo fatto, una parte fondamentale del piano di Dio? Viene pur sempre da chiedersi: ‘Ma perché? Cosa mi rappresenta?’.
Maria era feconda di un’opera non sua, un po’ come avviene quando ti ritrovi senza uno spiccio in tasca, senza forze, senza capacità o risorse di alcun tipo… e ad un certo punto avviene qualcosa che non ti aspetti, che era impossibile che accadesse, perché le possibilità che avevi tu erano pari a zero. Maria portava in grembo l’opera di Dio, suo figlio. Perché Dio, si sa, è onnipotente, mentre io e te, per quanto muscolosi e cerebralmente dotati, non lo siamo…
E la nostra grandezza sta unicamente nell’accoglienza, nel dire sì e nel dare la chance a Dio misericordioso di compiere la sua opera in noi, un’opera che non è nostra, come è avvenuto a Maria: “magari poter concepire opere non umane, ma opere di Dio nella verginità!”, ho sentito spesso dire da quello stesso sacerdote di cui parlavo: “questo è il segreto della nostra sponsalità che è condizione di ogni uomo, accomuna tutti”, è il segreto a cui siamo chiamati io e te per amare fino in fondo, senza possedere nulla, dandosi tutto… Che bella la festa dell’annunciazione di Maria sempre vergine!
La casa di Nazaret e le parole che su di essa pronunciò papa Giovanni Paolo II sono per questo indimenticabili: “Quello Lauretano è un Santuario mirabile. In esso è inscritta la trentennale esperienza di condivisione, che Gesù fece con Maria e Giuseppe. Attraverso questo mistero umano e divino, nella casa di Nazaret è come inscritta la storia di tutti gli uomini, poiché ogni uomo è legato ad una ‘casa’, dove nasce, lavora, riposa, incontra gli altri e la storia di ogni uomo, è segnata in modo particolare da una casa: la casa della sua infanzia, dei suoi primi passi nella vita. Ed è eloquente ed importante per tutti che quest’Uomo unico e singolare, che è il Figlio unigenito di Dio, abbia pure voluto legare la sua storia ad una casa, quella di Nazaret, che secondo il racconto evangelico, ospitò Gesù di Nazaret lungo l’intero arco della sua infanzia, adolescenza e giovinezza, cioè della sua misteriosa maturazione umana… La casa del Figlio dell’uomo è dunque la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio. La storia di ogni uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa…” (Lettera per il VII centenario lauretano, indirizzata all’arcivescovo di Loreto, 15 agosto 1993).