Il mistero di Dio ci trascende

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Lettura

Quante volte giudichiamo secondo i termini della nostra misura umana, dei nostri intendimenti, dei nostri progetti? Questa incredulità torna e ritorna continuamente, è la grande menzogna della nostra esistenza. 

Meditazione

La liturgia di oggi è dominata dall’esperienza straordinaria di Naamàn il siro che va da Elisèo per essere liberato dalla lebbra. L’incontro con il profeta Elisèo avviene grazie alla mediazione del re di Israele e, prima ancora, alle confidenze di una ragazza ebrea portata a servizio nella casa della moglie di Naamàn. Le aspettative di Naamàn sembrano andare deluse perché Elisèo, anziché compiere il miracolo della guarigione nel modo e nel tempo che egli si aspettava, agisce secondo una modalità incredibile e banale. Senza nemmeno incontrarlo, Elisèo gli manda a dire: «Bàgnati sette volte nel Giordano». Questo fatto genera un’immediata reazione negativa perché il mistero non si manifesta come ci si aspettava, come se il mistero, per noi come per Naamàn, non dovesse essere mistero e perciò trascendere le nostre misure e i nostri progetti. Quando, invece, aiutato dagli umili e dai poveri, i suoi servi, torna in sé e fa quello che Elisèo gli ha chiesto, ecco che il mistero prende corpo nella sua esistenza e avviene la guarigione. Quante volte noi trattiamo così non quel mistero lontano, inesplicabile, inconoscibile, che caratterizza l’incontro di Naamàn con Elisèo, ma il mistero di Cristo presenza dentro la nostra vita. Ecco perché forse l’espressione di Gesù nella sinagoga di Nazaret –  «Nessun profeta è ben accetto nella sua patria» – ha un valore che eccede il contesto concreto in cui è stata pronunziata, cioè il suo ritorno a Nazaret, ma forse investe la nostra situazione. Il Signore, il profeta della nostra vita, colui che ha dato alla nostra vita una dimensione nuova e definitiva non è accettato nella nostra casa ed è quantomeno relegato ai margini della nostra vita quotidiana, quando non espulso. Allora tutta la promessa di rinnovamento che è stata fatta sembra spegnersi e, poiché si spegne, la nostra incredulità arriva fino ad attribuire a Dio questa responsabilità del venir meno della promessa, che ha invece come unica causa la nostra mancanza di fede. 

Preghiamo

Fa’, o Signore, che si allontani da noi la superbia di voler indicare a te, nostro creatore, ciò che devi o non devi fare. Donaci piuttosto l’umiltà di saperci rimettere fiduciosi alla tua volontà per essere purificati e guariti dalle piaghe del peccato. Amen. 

Agire

Attingendo alle risorse della mia fede – piccole o grandi che siano – in Dio che salva, prego oggi per tutte le situazioni in cui la mancanza di fede conduce le persone, forse anche quelle a me vicine, a perdere la speranza in una vita piena di senso e in una vita di risorti.

Meditazione del giorno a cura di monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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