Nel pomeriggio dell’8 marzo, nel corso di un incontro con i Padri Sacramentini, il Vescovo di San Benedetto del Tronto, Carlo Bresciani ha commentato l’esortazione di Papa Francesco, “Evangelii Gaudium”.
Lo abbiamo intervistato.
Perché un fedele dovrebbe leggere questa esortazione apostolica?
“L’esortazione apostolica del Papa è la conclusione, affidata al Papa appunto, del Sinodo dei Vescovi sull’evangelizzazione e sulla nuova evangelizzazione. Il Papa ha raccolto quanto nel Sinodo è stato elaborato e lo ripresenta a tutti i cristiani. Certamente va letta, perché è il Papa che si rivolge a tutti noi, che c’indica la strada della Chiesa, ma va letta soprattutto perché questa esortazione apostolica di fatto, è il programma del pontificato di Papa Francesco.Cioè Papa Francesco dice esattamente come lui pensa la Chiesa e come lui vorrebbe che la chiesa fosse. In questo senso è estremamente stimolante, perché? Perché delinea la visione di una chiesa che non è più chiusa su se stessa, ma è in uscita, cioè che apre le porte per uscire verso il mondo e per chiamare ad entrare, dopo aver incontrato nelle piazze e nelle strade e negli ambienti normali di vita, le persone. Quindi è un’esortazione molto propositiva e molto decisa che ci fa vedere un Papa molto sereno e gioioso, ma anche molto coraggioso e fiducioso nella potenza del Vangelo”.
Qual è la parte che maggiormente l’ha colpita?
“La parte che mi ha più colpito è quando il Papa si lascia andare anche ad una forma di critica della Chiesa, della Chiesa nel senso del come ci siamo un po’ chiusi su noi stessi, un po’ intimiditi, un po’ con un senso d’inferiorità rispetto al mondo. Quello che il Papa dice è che il modo della Chiesa è quello di guardare si a tutti, ma con una preferenza per i poveri. Qui si percepisce un Papa che viene dalla “fine del Mondo”, ma con una sensibilità diversa dalla nostra, non perché noi non fossimo sensibili verso i poveri, ma che da una spinta molto molto forte della Chiesa verso questa attenzione ai poveri e quindi anche ad un modo semplice di annunciare il Vangelo. Lui sottolinea tanti aspetti certamente, ma dice che il Vangelo passa anche attraverso quella pietà popolare nutrita dalla Parola di Dio, ma è quella che la nostra gente semplice vive, ma vive dall’interno del suo cuore e quindi rivalorizza anche questo aspetto della pietà popolare.
Cosa pensa del rapporto tra Papa e cultura attuale?
“Appunto, il Papa non si dimostra nient’affatto intimidito dalla cultura attuale. Cerca di capirla, l’apprezza anche nei suoi aspetti, ma spinge anche tutti i cristiani a rendersi consapevoli della propria identità cristiana, cioè attraverso il battesimo, ogni cristiano diventa responsabile del Vangelo. Responsabile del Vangelo vuol dire che deve avere il coraggio di rendere presente quei valori in cui crede negli ambienti in cui vive, ma anche con la semplicità della vita quotidiana, per cui in famiglia, nel lavoro, nelle strade, nei bar, sui campi di gioco, etc., non perché si va li a predicare il Vangelo, ma perché li lo si vive, e se necessario ci si presenta anche per quello che ciascuno di noi è. Quindi, il Papa dice che la nuova evangelizzazione è compito di tutto il popolo di Dio e quindi di ogni cristiano”.
Su quale parte dovrebbero soffermarsi i sacerdoti?
“Ovviamente è la parte del terzo capitolo in cui il Papa parla dell’omelia e da anche dei consigli molto dettagliati e precisi sull’Omelia e un po’ sullo stile delle sue omelie che tanto colpiscono perché sono immediate, sintetiche e con immagini che fanno colpire la fantasia, ma che inducono a riflettere. Quindi è uno stimolo ad una comunicazione semplice, diretta con semplicità, ma anche con profondità del Vangelo, mostrando lui stesso che questo è possibile, infatti le Omelie della messa a casa a Santa Marta, fanno parlare molto di sé perche il Papa riesce a colpire la fantasia e la meditazione, ma anche quei punti nodali che forse meritano di essere toccati affinché il vangelo venga rivitalizzato”.