“Se tu mi chiedessi chi sono, non direi il nome mio, dirò: sono grazie, per tutto e per sempre. Grazie a te!!” In queste due righe che ho scritto nell’immagine ricordo c’è un io senza nome, o meglio c’è il nome-grazie rivolto al Tu-Gesù.
La celebrazione solenne fatta in chiesa e straripante di amici e fedeli mi ha distolto dal mio nome, mi ha coinvolto in un grazie corale e partecipato in ogni momento della messa.
Don Gino ha espresso non tanto e non solo quanto aveva preparato per un cinquantesimo di sacerdozio, ma ha particolarmente rilevato il “non son più io che vivo, è Gesù che vive in me”. E’ in me non solo come cristiano e ma come sacerdote che consacra dicendo “ il mio corpo” e assolve con le parole “io ti assolvo”.
A dire il vero, quasi per un istinto, avvertivo non tanto la mia festa, ma risuonava forte dentro di me il “gioioso grazie corale di tutta l’assemblea” per Lui, con Lui e in Lui. Come se la messa possa essere completa e compiuta in una comunità che, animata dall’amore reciproco, è voce di Gesù che esprime il grazie adeguato al Padre.
Alla sera della festa, l’amico Giampietro, al telefono, conferma questa mia forte impressione: “Grazie per avermi invitato; ho goduto la presenza compatta dei concelebranti e dei fedeli presenti e della corale che ‘esprimeva’ cantando il tripudio di tutti.
Grazie per la discrezione con cui ti sei espresso: non ti ho sentito parlare di te stesso, ma nel tuo breve discorso mi pareva che tu parlassi di un Altro”.
Ciao da p. Andrea
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