La notizia della visita di Papa Francesco in Corea ad agosto ha provocato la gioia dell’intera popolazione e ha acceso vecchie speranze ormai sopite. Come quelle degli abitanti di Jeju, l’isola meridionale sudcoreana – nota per la natura incontaminata e per gli splendidi paesaggi – che dal 2007 combatte contro il governo per fermare la costruzione di una base della Marina militare. La popolazione vede infatti il progetto (del costo di 970 milioni di dollari Usa) come una minaccia alla pace progettata dagli Stati Uniti per tenere sotto pressione Cina e Corea del Nord. Per il governo la costruzione di una base miltare sarebbe invece “fondamentale” per la sicurezza nazionale.
L’auspicio degli abitanti di Jeju è quindi che una visita del Pontefice possa aiutare a trovare una soluzione a questo braccio di ferro che va ormai avanti da anni. Nell’itinerario del viaggio di Francesco ad agosto, per ora, non risulta una tappa nell’isola. L’idea della popolazione è stata quindi di lanciare un sito – www.pope2jeju.org – dal quale è possibile inviare delle mail al Santo Padre per chiedere di visitare l’isola e spiegarli l’importanza della sua presenza nel luogo.
L’agenzia AsiaNews ha riportato alcuni dei numerosi messaggi pubblicati sul portale: “Santo Padre – scrive ad esempio Yoon Sanh-hyo – qui ogni giorno degli ultimi sette anni è stato come una guerra. La prego, aiuti questo anziano uomo a vedere il suo villaggio di nuovo bello e pacifico. Per favore, visiti Gangjeong e stringa le mani di coloro che da tempo aspettano giustizia”. Oppure Lucia Kang Yu-jin dice al Papa: “Il progetto della base navale ha portato tanta gente in galera e ci ha costretto a pagare delle multe. Io non mi aspetto che con la Sua visita queste ingiustizie spariscano: spero solo che il mondo possa conoscere la battaglia per la pace di Gangjeong”.
Secondo mons. Pietro Kang U-il, presidente della Conferenza episcopale e vescovo di Cheju – diocesi che comprende anche l’isola – “questa iniziativa rappresenta una ‘acclamazione dei poveri’, ma non possiamo chiedere troppo al Papa”. “La sua visita comprende già molte tappe importanti per tutti noi”, aggiunge, e conclude: “Ovviamente, se deciderà di venire sarà il benvenuto”.
Dall’annuncio del governo sudcoreano di costruire una base per i marines nazionali e per quelli statunitensi, nel 1993, la popolazione ha avviato una serie di “messe per la pace”, catene umane, attivisti incatenati e altre proteste popolari per rallentare la costruzione della base, che tuttavia sembra continuare. Due sacerdoti sono stati incarcerati nel 2011 per il loro sostegno alla protesta, e sono stati rilasciati dopo un lungo periodo di detenzione. Un laico, invece, è ancora in carcere ma sarà liberato tra tre settimane. (S.C.)