Camilliani: tre giorni per confrontarsi con il carisma del fondatore

In corso, a Roma, l’incontro nella Casa generalizia dell’Ordine animato dal cardinale João Braz de Aviz e monsignor Josè Rodriguez Carballo

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È intenso il programma della “tre giorni di spiritualità” che vede riuniti in questi giorni i religiosi Camilliani d’Italia nella Casa generalizia dell’Ordine a Roma. L’incontro – dal tema Il carisma di Camillo. Un dono prezioso in fragili mani – è animato dalcardinale João Braz de Aviz, da monsignor Josè Rodriguez Carballo e da suor Nicoletta Spezzati, rispettivamente prefetto, segretario e sottosegretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.

I lavori – inseriti nelle celebrazioni per il quarto centenario della morte di san Camillo – sono l’occasione per confrontarsi sul carisma camilliano e sulla sua eredità nell’odierno mondo della salute.

“Per vivere pienamente l’anno giubilare che stiamo celebrando – ha spiegato nel suo saluto iniziale padre Paolo Guarise, vicario generale dell’Ordine – è indispensabile recuperare in profondità la nostra vocazione e il nostro rapporto di figliolanza con il Fondatore. Sono passati 400 anni dalla  morte di san Camillo, ma il suo carisma è più che mai valido e attuale per il mondo di oggi. L’uomo sofferente, le sacche di povertà – materiale e spirituale – il binomio salute-malattia rimangono sostanzialmente lo stesso campo di lavoro dei tempi di Camillo, visto che la ´materia prima´ con cui dobbiamo confrontarci è la stessa: la persona umana con le sue vicissitudini e le sue sorprese”.

“Quattro secoli – ha aggiunto Guarise – non sono pochi ed è naturale che un monumento possa essere intaccato dalle ingiurie del tempo e della storia: facciamo in modo che l’anno giubilare ci restituisca la bellezza originaria del mosaico camilliano, così da avvicinarci di più e meglio ai nostri fratelli e sorelle in necessità, con quell’amore di madre di cui Camillo è stato maestro”.

“La ‘tre giorni di spiritualità’ – ha sottolineato poi fratel Carlo Mangione, incaricato per le attività del IV centenario di san Camillo – è il fiore all’occhiello delle celebrazioni giubilari, perché coinvolge in modo diretto noi religiosi e il nostro rinnovamento spirituale, invitandoci a perseguire le vie del bene, della giustizia, della legalità e della scelta per i poveri, i malati e i piccoli del Vangelo”.

L’incontro conclusivo con i rappresentanti della grande famiglia di san Camillo (Suore figlie di san Camillo, Ministre degli Infermi di san Camillo, Ancelle dell’Incarnazione, Istituto secolare Missionarie degli Infermi Cristo speranza, Famiglia camilliana laica) vuole essere, dunque, “un rendimento di grazie al Signore per aver suscitato in questi quattro secoli forme di vita consacrata e laicale, che si ispirano al ‘gigante della carità’ Camillo de Lellis”.

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ZENIT Staff

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