Nessuna nostalgia per il passato “partitocratico” ma un forte richiamo a correggere la rotta delle riforme, dando maggiore spazio alla società civile. E’ il messaggio che lancerà il presidente del Mcl Carlo Costalli dalla tribuna del XII congresso nazionale del Movimento Cristiano Lavoratori, che si terrà a Roma dal 21 al 23 marzo. Di seguito l’intervista a Costalli.
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Il “rottamatore” sembra veramente deciso a rottamare il bicameralismo. Cosa pensa dell’abolizione del Senato?
Costalli: L’idea fa scalpore e provoca i brividi in chi ha una lunga storia democratica alle spalle, tuttavia dico che condivido l’obiettivo di Renzi – tagliare i costi della politica in modo draconiano –, semmai ho qualche perplessità sul percorso. Le riforme istituzionali non si fanno con l’accetta. Sono d’accordo sulla necessità di voltare pagina, ma senza gettar fumo negli occhi della gente: questo Paese ha bisogno anche di regole nuove che gli permettano di darsi una classe politica all’altezza delle sfide, di una giustizia che funzioni, di una burocrazia meno invasiva e costosa. Non tutti i mali d’Italia passano per il Senato o per le Province…
Cosa teme veramente?
Costalli: Il Mcl ha più volte denunciato la tendenza, tutta italiana, ad affrontare i problemi “stuccando le crepe, piuttosto che ristrutturare la casa che si sgretola”, per la congenita incapacità della politica di scrollarsi di dosso la tendenza ad andare subito all’incasso nel momento elettorale (magari anticipato), piuttosto che avere lo “sguardo lungo” di chi ha la responsabilità di orientare il cammino della società e garantirlo per le prossime generazioni. Temo che questo governo non sfrutti la luna di miele con gli italiani per riformare l’apparato dello Stato in senso solidale e sussidiario, come si dovrebbe fare per contrastare la crisi e agganciare la ripresa. Le riforme economiche e quelle istituzionali sono indissolubili.
Il congresso nazionale prenderà una posizione esplicita sulle riforme istituzionali?
Costalli: Credo di sì. Non ci nasconderemo dietro le parole. La democrazia italiana è in crisi e va riformata: mi riferisco ai rapporti governo-parlamento, al rafforzamento del ruolo dell’esecutivo, al completamento di un corretto federalismo, all’ordinamento giudiziario comprese le funzioni del Consiglio superiore della magistratura, a un riequilibrio dei poteri dello Stato. Il tema delle riforme istituzionali si lega a quello di una nuova legge elettorale che garantisca la governabilità e consenta la riaffermazione della democrazia attraverso la partecipazione dei cittadini, rimettendo al centro la sovranità popolare e la sua rappresentanza…
Nulla di diverso da quel che sta facendo Renzi
Costalli: Credo che il governo si stia impegnando ma che non debbano sfuggirgli i contorni del sistema che vuole riformare. Siamo tutti d’accordo, ad esempio, sul fatto che lo strumento partito abbia dato pessima prova di sé, ma non su quel che verrà dopo. Siam tutti d’accordo sul fatto che la rappresentanza vada rifondata ma vedo ancora troppi condizionamenti da parte di centri di potere che vogliono evitare la responsabilizzazione politica dei ceti popolari.
Voi cosa proponete?
Costalli: Noi invitiamo tutte le forze vive del Paese produrre un grande sforzo per una rinnovata legittimazione della politica, che parta da un fecondo rapporto tra popolo e istituzioni. E poniamo un problema: la necessità di coinvolgere la società civile. Bisogna ascoltare le formazioni sociali e i corpi intermedi, risorsa nazionale bistrattata e dimenticata. In questi anni il Mcl, che è una di queste formazioni, si è impegnato pubblicamente, anche incassando delle sconfitte politiche, pur di non rassegnarsi all’andazzo, alla deriva nel qualunquismo, nell’apologia della crisi. La nostra è stata un’opera di educazione alla partecipazione e alla consapevolezza di una specifica responsabilità, che ha preso forma nel Forum del lavoro e nelle iniziative di Todi: un protagonismo normale in chi si ispira alla esperienza cristiana.
Perché questa mobilitazione stenta a decollare nel Paese?
Costalli: Perché dal percorso delle riforme – e questo sarà un messaggio forte del congresso – vengono ancora tenuti fuori l’impresa sociale, la cooperazione, l’associazionismo… Diciamola tutta. E’ in atto un tentativo continuo e subdolo di azzerare la cosiddetta “società di mezzo” o società civile in nome del populismo o della lotta al populismo, dell’appartenenza politica acritica, del neocentralismo che ieri aveva il volto arcigno dello Stato e oggi quello senza connotati dell’Europa dei banchieri. I poteri forti non possono accettare che la base sociale – che per loro è solo un mercato – abbia la capacità e il diritto di autorganizzarsi. Anche le battaglie contro la famiglia e per i diritti delle unioni civili vanno nella direzione di individualizzare la rappresentanza, di sancire che il rapporto è sempre e solo con l’individuo nella sua solitudine, mascherata di diritti e di chances. Il futuro della democrazia in Italia (e in Europa) passa attraverso il riconoscimento del ruolo politico dei corpi intermedi. L’idea – tanto cara a Grillo – che la democrazia si realizzi quando “uno vale uno” è solo uno slogan: la Storia la fanno i movimenti di popolo, quel che conta è riunirsi, associarsi, riconoscersi e lavorare insieme. Politicamente parlando, l’uno non conta mai nulla. Il cittadino da solo è solo carne da mercato.
Crede che Renzi sia d’accordo?
Costalli: Sto aspettando che il premier scopra le carte su questi temi: corpi intermedi, famiglia, temi etici… Sto aspettando.