"Vivete le prove della vita nella certezza della gioia"

Il messaggio per la Quaresima 2014 di mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio

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Pubblichiamo di seguito il messaggio di mons. Luigi Negri,Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa, per la Quaresima 2014.

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Carissimi figli e figlie della Chiesa particolare di Ferrara-Comacchio,

con la lettera pastorale “Collaboratori della vostra gioia” mi sono presentato a voi come primo collaboratore della vostra gioia cristiana, perché se la gioia non è cristiana è un equivoco. È un equivoco di cui facciamo amaramente l’esperienza con conseguenze disastrose sul piano della vita personale, familiare, sociale, politica. La prima parola dunque, su questa Quaresima che si apre, è la parola gioia: che sia un cammino verso la gioia, o meglio verso l’approfondimento della gioia cristiana. In questo mio messaggio non intendo, prima di tutto, far soffermare il nostro cuore sulle grandi difficoltà in cui vive la persona e la società, seppur gravissime: ingiustizie, violenze, ipocrisie, falsità, inganni che minano la vita sociale trasversalmente e che rendono tanti uomini motivatamente scettici sulla possibilità che questa situazione, nel suo complesso, possa essere avviata ad un minimo di miglioramento se non proprio di soluzione.

Il nostro cuore, però, non può e non deve essere occupato solo e primariamente dalla consapevolezza del nostro limite, dagli errori di intelligenza e di affezione che facciamo, dal nostro essere vulnerabili alla mentalità del mondo, come ci ricorda continuamente papa Francesco nel suo magistero così semplice e così profondo. Non dobbiamo parlare né del male del mondo né del nostro male in prima battuta, ma dobbiamo parlare di questo fiotto di gioia cristiana che ha investito la nostra esistenza e che, dal momento dell’incontro con il nostro Signore Gesù Cristo – presente ed attivo nella Chiesa – è divenuta la sorgente vitale di ogni figlio di Dio. Ciascuno di noi è realmente, e non per modo dire, figlio di Dio, al punto che può rivolgersi a Dio chiamandolo Padre e innalzare ogni giorno, se vuole, la grande preghiera del Padre Nostro che è la preghiera della certezza della presenza del Signore e della confidenza con Lui.

Figli carissimi, in questa Quaresima ripartiamo da qui, da questo nostro gesto di fede nel Signore Gesù Cristo presente. Rinnoviamo l’esperienza di fede che il Papa ha chiesto a se stesso e a tutti i cristiani all’inizio della sua esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Rinnoviamo la fede perché si rinnovi la letizia, la gioia cristiana, e la nostra esistenza scorra dentro argini che siano assolutamente positivi, anche se la modalità con cui questa letizia si esprime nella quotidianità della nostra vita potrebbe essere segnata da moltissime prove.

Due penso siano le direzioni perseguibili e che gradirei condividere con voi in questa Quaresima. Vivete le prove della vita nella certezza della gioia. Certo non scompariranno meccanicamente queste prove, non necessariamente le vincerete, ma le prove vi faranno maturare ed è questa la vittoria della fede sul mondo. Le prove – quelle che dipendono dai nostri limiti, quelle che dipendono dalla malvagità del mondo, quelle che sono espressioni di interessi gravi e che pervadono la nostra esistenza – finiranno poi per significare, nel cammino della vita, degli spunti positivi, vivendo i quali, nella certezza della fede, maturerà la vostra fede personale nel Signore e la vostra carità verso i fratelli. La prima grande direttiva Quaresimale dunque è che affrontiate le prove con la certezza della gioia in modo da crescere in esse e mediante esse.

La seconda è quella che vi invita ad essere sensibili nei confronti della povertà: fatevi ferire dalla povertà materiale di tanti che accanto a voi non osano neppure chiedere. Fatevi compagni di cammino. A queste povertà cercate di aprire il vostro cuore, la vostra vita e le vostre risorse, almeno per lenire un po’ questa tempesta. Tempesta di povertà che tende a distruggere personalità umane, famiglie, rapporti parentali e che lascia spesse volte l’uomo così solo, di fronte a questa prova, da smarrire addirittura il senso della propria esistenza. I suicidi di coloro che non hanno più risorse sono un marchio terribile su questa società dello scarto e del consumo, in cui noi stiamo accettando di vivere senza reazione critica. Abbiate cura di vivere bene le prove della vita e abbiate cura dei poveri, e così questi quaranta giorni vi porteranno più vicini al cuore del Signore e al cuore della Chiesa.

Vi benedico tutti di cuore.

+Luigi Negri

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ZENIT Staff

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