Lo scorso giovedì 27 febbraio, Papa Francesco ha ricevuto, nella Domus Santa Marta, una delegazione interreligiosa composta da 15 ebrei, 15 musulmani e 15 cattolici, provenienti dall’Argentina e di ritorno da un pellegrinaggio in Giordania, Israele e Palestina.
La notizia – riportata da ZENIT qui – è stata approfondita con alcuni dettagli che Julio Schlosser, presidente della Delegazione delle Associazioni Israelite Argentine (DAIA) ha raccontato alla nostra agenzia alcuni giorni fa. Tra questi, anche la decisione di Francesco di farsi accompagnare da un ebreo e un musulmano nel suo viaggio in Terra Santa, in programma dal 24 al 26 maggio.
Parlando della sua amicizia con il Pontefice, Schlosser ha raccontato di conoscere Bergoglio “da circa 20 anni, da quando ero presidente di una sinagoga in cui officiava il rabbino Skorka, che a sua volta era legato da una forte amicizia con l’allora arcivescovo di Buenos Aires”. Il cardinale, ha aggiunto, “spesso veniva a trovarci al Tempio, e noi lo ricevevamo con piacere e conversavamo con lui per parecchio tempo”. Il Papa vedendo infatti Schlosser a Santa Marta gli ha detto: “Un’altra volta qui? (Era la terza volta, infatti, che i due si incontravano n.d.a.) Vedi come sono cambiate le cose, prima ci vedevamo nella sinagoga e ora assiduamente in Vaticano. Queste sono i casi della vita”.
“Il Santo Padre – ha poi affermato il presidente della DAIA – ci ha salutato tutti, uno a uno. Della delegazione, quattro o cinque lo conoscevamo già. Lui, dopo, si è seduto con noi e con circa 9-10 dei 45 presenti si è fermato a parlare, tra cui gli organizzatori: il rabbino Daniel Goldman, il sacerdote Guillermo Marcó e l’imam Omar Abboud”.
Il gruppo ha poi raccontato al Santo Padre l’esito del proprio viaggio in Terra Santa, in particolare “il messaggio” che ha voluto lasciare in quei luoghi: non solo la necessità di una pace in Medio Oriente, ma anche “mostrare con la nostra delegazione composta da ebrei, cristiani e musulmani, che la convivenza e la collaborazione tra diverse religioni è possibile”, ha detto Schlosser.
“Il Papa – ha aggiunto – ha apprezzato molto tutto questo, e ci ha confidato di avere molte speranze sul suo viaggio in Medio Oriente, che non farà da solo. ‘Mi farò accompagnare da un musulmano e un ebreo, non voglio andare solo’, ci ha detto”.
Inoltre, Francesco percorrerà “lo stesso percorso che abbiamo seguito noi”; “non voglio dire che ci ha copiato – ha scherzato Schlosser – ma l’itinerario è molto simile”.
Un’altra nota curiosa della visita – ha raccontato il leader ebraico – è che “i nostri amici cattolici in Argentina, prima di partire ci avevano dato i loro rosari da far benedire dal Santo Padre. La voce si è sparsa e le cose si sono ‘messe male’ perché siamo finiti a viaggiare con cinque valigie piene di rosari”. “Eravamo più di 40 – ha proseguito – e ognuno di noi ha portato un sacchetto pieno di coroncine; infine, abbiamo aperto i sacchi davanti al Papa che ha dato con piacere la sua benedizione”.
“Una persona ha degli obiettivi nella vita, si crea delle illusioni – ha concluso il presidente di DAIA – ma mai avrei immaginato di poter parlare con un Papa che è rimasto ad ascoltarmi, con cui ha potuto scambiare anche qualche battuta che ha suscitato un sorriso”. Ha infine confermato che l’incontro è durato circa 50 minuti e che si è concluso con la solita richiesta del Pontefice: “Per favore pregate per me”, a cui il gruppo risposto: “E lei, Santità, preghi per noi!”.