Don Duilio Mengozzi, nome che ai più non dice nulla, è uno dei tanti che nel corso della Seconda guerra mondiale si adoperarono per salvare vite umane. A costo di mettere a repentaglio la propria, di vita. Parroco a Sansepolcro, don Duilio, orfano, fece di un’anziana ebrea triestina sua madre, salvandola così dai rastrellamenti. Martedì scorso, nel cinquecentesco Palazzo delle Laudi, ove sono gli uffici comunali della cittadini toscana, lo Stato di Israele ha conferito alla memoria di questo parroco l’onorificenza di “Giusto tra le nazioni”, titolo che viene assegnato ai non ebrei che abbiano agito in modo eroico per aiutare ebrei perseguitati. La sala era gravida di emozione, riconoscibile negli sguardi della signora Giuseppina Mengozzi, nipote del sacerdote, e in quelli della famiglia della donna “adottata” da don Duilio, la signora Nidia Vanardi Foa e sua figlia Giovanna.
Presenti anche le autorità civili, l’Ambasciata d’Israele e il Comune di Sansepolcro. Daniela Frullani, sindaco del paese, ha spiegato che Sansepolcro “si onora di essere la piccola Gerusalemme sul Tevere, città della giustizia e della pace”. Il sindaco ha definito il titolo di “Giusto tra le nazioni” il “più importante e più evocativo”, poiché è assegnato a chi “non compie azioni per un riconoscimento ma per l’amore della giustizia e del prossimo”.
La Frullani non lesina encomi nei confronti di questo eroico parroco. “Don Duilio – ha detto – è riuscito a riportare Sansepolcro ad una dimensione universale, perché salvare una sola vita è salvare il genere umano e averlo avuto come concittadino e come insegnante è stato un grande onore”.
L’Arcivescovo di Arezzo, mons. Riccardo Fontana, ha definito quella di Don Duilio “una storia molto bella”. Ha inoltre annunciato che “tra una ventina di giorni sarò a Gerusalemme davanti al muro d’onore a rendergli omaggio”. L’Arcivescovo ha poi rievocato la vicenda. “Don Duilio li accolse non perché erano ebrei ma perché perseguitati, senza etichette”, precisa mons. Fontana. Pertanto, “quando nonna Emma, ebrea, rischiava di essere scoperta, don Duilio non ci pensò due volte e la presentò come sua madre”. L’Arcivescovo, parlando più in generale della figura di questo parroco, ha ricordato: “Formò generazioni di insegnati, fondò primo in Toscana un centro culturale femminile”. In conclusione ha detto: “È un’icona che vorrei portassimo sempre nel cuore”.
Durante la cerimonia, la nipote di don Duilio, Giuseppina Mengozzi, ha ricevuto una medaglia con pergamena dalle mani di Sara Gilad, prima assistente dell’Ambasciata d’Israele in Italia. “Per lo Stato di Israele – ha pronunciato nel suo discorso Sara Gilad – per lo Yad Vashem e per me in particolare è un onore poter consegnare a Giuseppina Mengozzi, parente di Don Duilio, la più alta delle onorificenze tra quelle civili esistenti in Israele . Questi sono riconoscimenti che rappresentano un esempio per tutti gli uomini. ‘Giusto fra le Nazioni’ è un termine unico e particolare, applicato a persone non di fede ebraica. È un modo dell’ebraismo di abbracciare sotto le sue ali queste persone che avendo salvato degli ebrei sono divenute in un certo senso parte del nostro popolo”.
I festeggiamenti per don Duilio Mengozzi proseguiranno domenica prossima, 9 marzo. Gli ex alunni dell’Istituto Magistrale di Sansepolcro che sono stati allievi del parroco si ritroveranno al Trebbio, la frazione nella quale viveva don Duilio, per ricordare il loro insegnante. Alle ore 16.30, nella chiesa che egli resse per 67 anni, verrà dunque celebrata una messa di suffragio. È al Trebbio che don Duilio morì, all’età di novant’anni, il 17 marzo del 2005.