«Mediante un’abile distorsione comunicativa si intende far avanzare l’ideologia abortista in Italia al grido di “abortire liberamente e gratuitamente”, dove liberamente significa sempre e comunque, magari anche al nono mese. Altro che barricate, l’intento è “fucilare” i medici obiettori per fare terra bruciata attorno al nemico: i pro life». Così Samuele Maniscalco di Generazione “Voglio Vivere” commenta le manifestazioni organizzate per l’8 marzo, in Europa ma anche in Italia, da donne che rivendicano il diritto alla totale libertà di scelta sul proprio corpo, compresa quella dell’eventuale bambino che portano in grembo, sintetizzato nell’hashtag #iodecido.
Quella in atto, secondo Maniscalco, è una falsificazione che «mostra un indottrinamento cieco e pervicace. La nuova legge spagnola contro l’aborto viene strumentalizzata quale restrizione della libertà della donna: non è vero, perché in realtà, permettendo l’aborto in caso di “rischio per la salute psichica e fisica della donna” (come per la legge 194) si continua ad abortire per i motivi più svariati».
Tra le rivendicazioni delle manifestanti, l’aumento dei medici obiettori per motivi di carriera e, di conseguenza, degli aborti clandestini: «Sembra che i quasi 6 milioni di aborti in poco più di trent’anni siano troppo pochi», ribatte Maniscalco, evidenziando che «molti preferiscono non praticare più aborti chirurgici perché si sono stancati di ammazzare con le proprie mani esseri innocenti. Quanto agli aborti clandestini, se sono, per l’appunto, invisibili, come possono essere quantificati?».
Dall’impostazione delle manifestazioni, che invitano in piazza persone di ogni orientamento sessuale per esprimere il proprio diritto all’autodeterminazione, per Maniscalco appare sempre più chiaro come «aborto e gender costituiscano un arco voltaico anti-vita ben strutturato».