Una società aperta alla vita

Alla deriva di molti paesi verso l’eutanasia, si contrappone il richiamo di papa Francesco all’accoglienza verso i sofferenti

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La recente approvazione dell’eutanasia infantile in Belgio conferma che ci troviamo davvero lungo un pendio scivoloso. Chi fa lobby per l’eutanasia argomenta che questa pratica riguarderebbe pochissimi casi, tuttavia l’esperienza dimostra che, una volta approvata, gli stessi casi sono destinati decisamente a moltiplicarsi.

Lo scorso anno una donna belga era stata sottoposta ad eutanasia dopo un cambiamento di sesso mal riuscito. Nancy Verhelst si era sottoposta ad intervento chirurgico per diventare uomo ma poi era stata messa a morte, a motivo di “insopportabili sofferenze psicologiche” (cfr. London Telegraph, 1 ottobre 2013).

Secondo l’articolo, in Belgio, l’anno con più casi di eutanasia è stato il 2012, quando sono stati superiori del 25% rispetto all’anno precedente. Viene poi menzionato che in Olanda il numero di persone uccise per eutanasia, sono raddoppiate nel giro di dieci anni dalla legalizzazione e che nel 2012, il numero di tali morti è aumentato del 13%, salendo a 4.188.

Ha fatto poi clamore il caso di una donna italiana, Oriella Cazzanello, di 85 anni, che ha scelto di finire i propri giorni in una clinica svizzera, perché era sconvolta dall’idea di poter guastarsi nell’aspetto fisico (cfr. Daily Mail, 20 febbraio 2014).

Durante il dibattito sulla legalizzazione dell’eutanasia, per minori in Belgio, Alex Taylor ha scritto un toccante articolo sul London Times dello scorso 13 febbraio. Nato prematuro e costretto sulla sedia a rotelle, Taylor spiega che, poco dopo la sua nascita, i medici avevano sollecitato i suoi genitori a non tenerlo in vita.

“Mi sono chiesto cosa sia passato nelle menti dei miei genitori se l’eutanasia fosse stata possibile”, ha affermato.

“Eppure sono ancora qui, nonostante quanto detto dai medici – ha aggiunto -. Se avessero torto, che possibilità avrebbero i genitori di valutare la sacralità della vita del loro figlio?”.

Prima del voto, 160 pediatri belgi avevano firmato una lettera di opposizione alla proposta di legge, dicendo che non vi era alcuna urgenza di approvazione di quella normativa e che la medicina moderna è capace di alleviare il dolore (cfr. BBC, 13 febbraio).

L’eutanasia è in agenda anche in Canada, per la precisione in Quebec. La proposta di legge n° 52 sembrava andare avanti ma al momento pare essere in stallo. Il Parlamento è chiuso fino al prossimo 11 marzo e, secondo gli organi di stampa, è possibile che vengano convocate le elezioni, con la conseguente decadenza del progetto di legge.

Secondo le informazioni fornite dall’Euthanasia Prevention Coalition, il progetto di legge n° 52 darebbe ai medici del Quebec, il diritto di eseguire iniezioni letali ai loro pazienti, in caso di sofferenza fisica o psicologica.

La Coalizione, inoltre, osserva che il progetto di legge non limita l’eutanasia ai malati terminali. La bozza afferma che la persona in questione dovrà trovarsi “in fin di vita”, senza però precisare quale sia la fine della vita.

La Coalizione afferma che il progetto di legge mette in pericolo le persone con disabilità. Vi si afferma, infatti, che una persona debba essere in “un avanzato stato di irreversibile declino delle capacità”. Secondo la coalizione, molte persone con disabilità rientrano in questi criteri.

In Canada, il sostegno politico all’eutanasia è in aumento. Un articolo pubblicato lo scorso 25 febbraio sul quotidiano Catholic Register, osserva che due giorni prima, la convention biennale del Partito Liberale aveva votato in favore della depenalizzazione del suicidio assistito e dell’eutanasia.

I medici, tuttavia, esprimono ancora forti obiezioni all’eutanasia. Lo scorso 21 febbraio, il Collegio Reale Britannico dei Medici Generici ha rivelato i dati di un sondaggio, effettuato su oltre 1700 dei suoi membri.

Secondo il sondaggio, il 77% esprime l’opinione che il Collegio debba rimanere contrario a un cambiamento legislativo, per permettere l’assistenza ai morenti. Tra le ragioni fornite c’è quella secondo cui ogni cambiamento giuridico sarebbe dannoso per il rapporto medico-paziente e che metterebbe a rischio la persona più vulnerabile.

Lo scorso 19 febbraio, papa Francesco ha inviato un messaggio ai partecipanti all’Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, sul tema Invecchiamento e disabilità.

“In effetti, nelle nostre società si riscontra il dominio tirannico di una logica economica che esclude e a volte uccide, e di cui oggi moltissimi sono vittime, a partire dai nostri anziani. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa”, ha affermato il Papa.

“La più grave privazione che le persone anziane subiscono non è l’indebolimento dell’organismo e la disabilità che ne può conseguire, ma l’abbandono, l’esclusione, la privazione di amore”, osserva il Pontefice.

Quando una società “insegna che la chiamata alla realizzazione umana non esclude la sofferenza, anzi, insegna a vedere nella persona malata e sofferente un dono per l’intera comunità, una presenza che chiama alla solidarietà e alla responsabilità”, ha aggiunto Francesco.

In un tempo in cui le popolazioni di molti paesi sono destinate ad un rapido invecchiamento, questa chiamata ad essere aperti alla vita è una sfida davvero reale.

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Fr. John Flynn

Australia Bachelor of Arts from the University of New South Wales. Licence in Philosophy from the Pontifical Gregorian University. Bachelor of Arts in Theology from the Queen of the Apostles.

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