Il dialogo come incontro di due culture secolari che non cercano il conflitto ma la vicinanza per una comprensione reciproca: cristiani ed ebrei comunicano non per assimilarsi a vicenda e divenire uguali bensì per trovare un fondamento comune nella storia dell’umanità.
Nel libro Il cielo e la terra (Mondadori, 2013) il dialogo tra Jorge Mario Bergoglio – futuro papa Francesco – e Abram Skorka, rabbino della comunità di Benei Tiuka e professore di diritto ebraico nell’Università di Salamanca, è l’esempio di una comunicazione rispettosa tra due diverse identità religiose: quella cristiana e quella ebraica.
Entrambi avvertono la necessità di scrivere della loro amicizia e dei loro incontri per poter divulgare il loro personale pensiero religioso.
Gli argomenti trattati nel libro spaziano dal concetto di Dio all’educazione, dalla donna al matrimonio con persone dello stesso sesso, dalla scienza alla globalizzazione passando per la povertà, fino a giungere al futuro delle religioni.
In che modo il Papa di origini italiane, venuto dal continente americano, e il professore ebreo spiegano la loro esperienza religiosa?
Nelle pagine del libro si scopre come i due uomini siano accomunati entrambi dalla ricerca di Dio e come, al contempo, le rispettive interpretazioni siano tra loro legate.
Se per papa Francesco è “l’istinto del cuore” a guidare l’uomo attraverso un cammino fatto di gioie, dolori e vicissitudini che devono essere intese come un atto di introspezione dell’anima, per il rabbino l’esperienza spirituale è descritta in chiave “dinamica”. Sono poi riproposti i termini delle materie chimiche di cui entrambi sono stati studiosi, una trasposizione dai termini scientifici in chiave religiosa.
Il nostro Papa utilizza il termine “sindrome di Babele” per spiegare l’esaltazione arrivista dell’uomo moderno, espressione di un’“etica costruttivista”: l’uomo si pone al centro dell’universo e sconvolge il suo naturale equilibrio, si erge a creatore e, in un delirio di onnipotenza, esalta se stesso.
Il Rabbino Abrahm Skorka afferma che il progresso, di cui l’essere umano è senza dubbio l’artefice, vuole restituire se stesso all’uomo, il fine ultimo è il benessere globale mentre il sistema economico lo domina nell’intero scenario internazionale.
In che modo Jorge Mario Bergoglio descrive la donna? Egli afferma nel libro che la sua funzione è quella di identificarsi con Maria, “la madre della comunità” e nella maternità esprime pienamente il suo essere.
La sua esortazione è a non scadere nella caricatura dell’essere donna, critica le estremizzazioni che vogliono rivendicare questo ruolo, come è accaduto per i movimenti femministi degli anni Venti.
Tale rivendicazione assume in tal modo le stesse sembianze del maschilismo: con le loro azioni e i loro comportamenti entrambi sviliscono la dignità e l’anima dell’essere uomo e dell’essere donna.
Siamo immersi in una società globale in cui molteplici sono le difficoltà politiche sociali economiche che trasversalmente e direttamente colpiscono ogni popolazione, oggi come nel passato.
Facendo qualche passo indietro nel tempo, nel 1991, papa Giovanni Paolo II affronta questo tema nel centenario della Rerum Novarum: per far fronte ai cambiamenti di un mondo che esce dalla Guerra Fredda, con la contrapposizione tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, pone l’accento sul delicato argomento del comunismo e sul “capitalismo selvaggio”: entrambi sono responsabili delle disuguaglianze sociali che minano i diritti fondamentali della dignità di ogni essere umano.
Ne Il Cielo e La Terra Papa Bergoglio concentra il suo pensiero sul capitalismo e il comunismo: egli paragona i due sistemi all’oppio, ad una droga che confonde le menti.
Il compito dell’uomo di progredire in ogni campo, scientifico, morale, lavorativo è bloccato da entrambe le ideologie; tuttavia, se nel capitalismo si intravede un’accettazione della religiosità che è però mascherata dalla mondanità, nel comunismo non c’è spazio alcuno per l’elemento trascendente.