Il deserto

Ci stiamo preparando alla Pasqua. La Quaresima ci ricorda i 40 anni di Israele trascorsi nel deserto, i 40 giorni di digiuno, preghiera e penitenza di Gesù prima di iniziare la sua missione pubblica.

Il deserto è il luogo del silenzio, della povertà, dell’incontro con Dio. Per  attraversare il deserto bisogna scoprire ciò che è essenziale alla vita e liberarsi di tutto il resto.

 Il deserto è anche il luogo della solitudine, dove l’uomo avverte con più forza la tentazione. Il deserto è la figura del mondo attuale, come ha ricordato spesso in questi ultimi tempi, soprattutto trattando dell’Anno della Fede, Benedetto XVI che richiama con forza l’immagine della samaritana al pozzo: è accanto all’acqua  ma ha il secchio vuoto. Spesso noi siamo aridi, indifferenti agli altri, soprattutto vuoti di Dio.

Il diavolo nel deserto tenta tre volte Gesù: tutte le tentazioni si riducono a voler mettere se stessi al centro, al posto di Dio, rimuovendolo dalla propria esistenza o cercando di sottometterlo alla nostra volontà.

In questa Quaresima Gesù ci chiama a fare nuovamente e continuamente l’esperienza dell’incontro con lui e di entrare nella sua intimità. Questa esperienza di grazia non si improvvisa, esige tempo. La fretta è la prima e più grande nemica di ogni esperienza religiosa vera. C’è poi in questa Quaresima un dono di grazia in più per noi: la testimonianza di Benedetto XVI. Lui ha posto la sua vita davanti a Dio con umiltà; ha confessato di aver  analizzato ripetutamente la propria coscienza: “conscientia mea iterum atque iterum coram Deo explorata, chiedendo a Gesù, con totale disponibilità: “Che cosa vuoi che io faccia?” Il Signore gli ha manifestato la sua volontà e lui ha ubbidito rinunciando al ministero petrino per il bene della Chiesa, perché un altro uomo, con più forza fisica, guidi la Chiesa in questo deserto che è diventato il mondo sulla strada della Nuova Evangelizzazione.

La conversione

Durante l’omelia della Messa per l’inizio del Sinodo dei Vescovi, il 7 ottobre, alla quale ebbi la grazia di partecipare, disse che era necessario e urgente che tutti si convertissero: “a cominciare dal Papa…”. A sentire queste parole mi venne da piangere: una lezione di vita cristiana totale! E noi stiamo ancora a giudicare la scelta di Benedetto XVI! Chi non vive la propria vita davanti a Dio è capace solo di giudicare e di condannare gli altri…

Gesù ha chiesto a Benedetto XVI di terminare la sua vita totalmente dedicata alla preghiera. Dopo l’elezione del suo successore lui si ritirerà nel convento di clausura dentro la Città del Vaticano.

Siamo chiamati a vivere pienamente di fede in questo Anno della Fede. Siamo invitati ad andare al pozzo, come la Samaritana. Nella Bibbia il pozzo è’ il luogo dell’incontro e dell’amore. Abramo mandò a cercare la sua sposa Sara; Isacco vi incontrò Rebecca; Giacobbe Lia; Mosè sposò Zippora. Ha detto Benedetto XVI: “Non c’è uomo o donna che nella sua vita non si ritrovi coma la donna di Samaria accanto a un pozzo con un’anfora vuota ma nella speranza di trovare l’esaudimento profondo del cuore, quello che, solo, può dare significato all’esistenza. Molti sono oggi i pozzi che si offrono alla sete dell’uomo, occorre discernere bene per evitare acque inquinate…”.

La missione

Il nostro compito, ora, è di essere testimoni di un annuncio di fede esigente, che però dà senso pieno all’esistenza. Per noi l’Anno della Fede deve essere l’Anno della testimonianza. La fede si diffonde per contagio e si rafforza donandola. I samaritani vogliono conoscere la persona che è entrata nel cuore di quella donna e cercano Gesù. Gli chiedono di fermarsi con loro. Fanno la loro constatazione di fede dicendo alla donna: “Non è più per la tua parola che noi crediamo ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che costui è veramente il Salvatore del mondo!”.

La garanzia della realizzazione di tutto questo cammino di fede e il nostro totale affidamento a Maria. Alla vigilia dell’inizio dell’Anno della Fede, il 14 settembre  2012, firmando l’Esortazione Ecclesia in Medio Oriente, Benedetto XVI scriveva: “ Il cuore di Maria, Theotokos e Madre della Chiesa, è stato trafitto (cfr Lc 2, 34-35) a causa della contraddizione che il suo Figlio Divino ha portato, cioè a causa delle opposizioni e dell’ostilità alla missione di luce che Cristo ha affrontato e che la Chiesa, suo Corpo mistico, continua a vivere. Maria, che la Chiesa intera, in Oriente come in Occidente, venera con tenerezza, ci assisterà maternamente.

Maria, la tutta Santa, che ha camminato in mezzo a noi, saprà una volta ancora presentare le nostre necessità al suo Figlio Divino. Lei ci offre il suo Figlio. Ascoltiamola perché ci apre alla speranza: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela!» (Gv 2, 5). Mi sembra che non vi sia conclusione più bella e più vera a questa riflessione quaresimale tutta nostra  che accogliere l’invito di Benedetto XVI di ubbidire a Maria nell’eseguire quello che Gesù, suo Figlio, comanda a ognuno di noi. Perché lui, ancora una volta, ripete a ciascuno di noi e a tutti noi, il suo comando missionario: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura” (Mt 16,15).