"Per sempre legati al suo dolce e forte esempio di vita"

Il saluto a Benedetto XVI del cardinale vicario Agostino Vallini, durante l’incontro del Papa con i sacerdoti della diocesi di Roma

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Questa mattina, dopo il pellegrinaggio alla tomba di Pietro e il rinnovo della professione di fede del clero di Roma, alle 11.30 si è svolto in Aula Paolo VI l’ultimo incontro di Benedetto XVI con i sacerdoti della “sua” diocesi. Ad accompagnarli, il cardinale vicario Agostino Vallini, che ha rivolto al Pontefice il messaggio di saluto che pubblichiamo di seguito:

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Padre Santo! La tradizione che vede il clero di Roma riunirsi intorno al suo Vescovo all’inizio della Quaresima è stata sempre considerata un dono grande per il nostro cammino spirituale e per i frutti pastorali del  nostro ministero. Ma l’incontro di oggi – come è facile comprendere – assume un significato ed un valore del tutto particolari per quanto Ella, Vicario di Cristo, vorrà consegnarci e invitarci a custodire come “perla preziosa” per noi e per la Chiesa.

Insieme con i Vescovi Ausiliari, i parroci, i religiosi, i vicari parrocchiali e i sacerdoti collaboratori nelle diverse cappellanie ospedaliere, universitarie e del mondo del lavoro, i diaconi, desidero porgerLe il saluto commosso e con grande affetto filiale La ringraziamo di cuore di averci accolto. 

Permetta, Padre Santo, di confidarLe che questa mattina, abbiamo nel cuore i sentimenti in qualche modo simili a quelli degli anziani di Efeso, chiamati da Paolo a Mileto per ascoltare prima della sua partenza per Gerusalemme le sue parole di congedo. «Voi sapete come mi sono comportato… ho servito il Signore in tutta umiltà, tra le lacrime e le prove…; non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi…, testimoniando… la conversione a Dio e la fede nel Signore nostro Gesù… Tutti scoppiarono in pianto e, gettandosi al collo di Paolo, lo baciavano» (At 20, 18-21).

Sì, Padre Santo, non Le nascondiamo che nel nostro animo si mescolano insieme molti sentimenti: tristezza e rispetto, ammirazione e rimpianto, affetto e fierezza. In tutto ciò adoriamo la volontà di Dio ed accogliamo dalla Sua amata Persona l’insegnamento di come si ama e si serve Cristo e la Chiesa. Al Suo dolce e forte esempio di vita rimarremo legati per sempre.

Negli anni del Suo luminoso Pontificato Ella ci ha insegnato molte cose importanti per essere discepoli credibili di Cristo e buoni pastori: la testimonianza di una vita interamente donata a Gesù e alla Chiesa, una fede indomita e coraggiosa, l’umiltà nel servizio, la passione per la verità e l’impegno per l’annuncio del Vangelo in un mondo in cui la fede va riproposta, l’amore per l’uomo e la sua dignità, la cura dei deboli e dei poveri  che Ella ha sempre difeso e aiutato.  Vale a dire, una visione alta della vita sacerdotale che sovrasta visioni minuscole che talvolta possono insinuarsi anche tra noi.

Desidero assicurarLe che il Suo magistero è stato sempre accolto dai suoi sacerdoti come una ricchezza. L’ Anno della fede lo stiamo vivendo come un forte invito ad una rinnovata conversione al Signore e con intensità interiore e rinnovata disponibilità di pastori a servire il popolo di Dio.

Nell’ambito delle iniziative programmate per questo anno speciale, a 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II, ci è parso importante tornare a riflettere sul Concilio, dal Suo Predecessore, il Beato Giovanni Paolo II, definito la «sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre» (Lett. ap. Novo millennio ineunte , 6 gennaio 2001, 57).

Per questo motivo ci siamo permessi di chiedere a Lei, Padre Santo, che del Concilio è testimone autorevolissimo, di dare voce per noi ai Suoi ricordi di quella splendida esperienza ecclesiale, di trasmetterci l’autentico spirito del Concilio, di ribadirci la giusta ermeneutica con cui comprendere i testi conciliari, di incoraggiarci a conoscerli più profondamente e ad assimilarli all’interno della Tradizione della Chiesa, perché esso possa diventare ancora di più una grande luce per il rinnovamento della comunità ecclesiale e di ciascuno di noi.

Riviviamo il Concilio Vaticanio II – Ricordi e speranze di un testimone”. Questo il tema di cui ora Le chiediamo di parlarci, così che anche le generazioni di sacerdoti che non hanno vissuto quella stagione di grazia possano dalla bocca del Successore di Pietro, su cui Cristo Signore “ha edificato la Chiesa” (L.G., 19), essere confermati nella fede e nella retta dottrina.

Padre Santo! Nel corso di questi anni Ella ci ha sempre chiesto di accompagnarla con la preghiera e in questi «giorni difficili» la Sua richiesta si è fatta più pressante. Posso assicurare Vostra  Santità, a nome di tutti i sacerdoti romani, che al Papa vogliono davvero bene, che ci impegniamo a pregare ancora di più per Lei e per le Sue intenzioni, perché l’amore riconoscente – se possibile – si è fatto ancora più grande.

Grazie, Padre Santo, e ci benedica.

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ZENIT Staff

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