Rm 10, 8-13
“Fratelli, che cosa dice Mosè?: ‘Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore’, cioè la parola della fede che noi predichiamo. Perché se con la tua bocca proclamerai: ‘Gesù è il Signore!’, e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo”.
Lc 4,1-13
“In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: ‘Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane’. Gesù gli rispose: ‘Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”‘.
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: ‘Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo’. Gesù gli rispose: ‘Sta scritto: “Il Signore, tuo Dio, adorerai: a lui solo renderai culto”‘.
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: ‘Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”‘. Gesù gli rispose: ‘E’ stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”‘.
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.”.
Il Vangelo di oggi inizia con un presupposto che suona persino ridicolo alla mentalità laicista di oggi: l’esistenza del diavolo. La sua azione rocambolesca, che Luca mette in scena nei cieli di Gerusalemme, sembra rinforzare la persuasione che il racconto abbia poco a che fare con la realtà. L’interpretazione simbolica dell’accaduto è in parte giustificata, ma il rischio è quello di non credere alla presenza reale di satana.
Al riguardo, l’insegnamento della Chiesa è sempre stato esplicito nell’affermare che: “Il male non è più soltanto una deficienza, ma un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa. Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio a se stante, non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure la spiega come una pseudo-realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni” (Servo di Dio Paolo VI, Udienza generale, 15/11/1972).
Oggi però, non pochi credenti (anche sacerdoti) negano apertamente la verità sul diavolo, così insegnata dal Catechismo: “Dietro la scelta disobbediente dei nostri progenitori c’è una voce seduttrice, che si oppone a Dio, la quale, per invidia, li fa cadere nella morte. La Scrittura e la Tradizione della Chiesa vedono in questo essere un angelo caduto, chiamato satana o diavolo…Il diavolo, infatti, e gli altri demoni, sono stati creati da Dio naturalmente buoni, ma da se stessi si sono trasformati in malvagi” (CCC 391).
Perciò, il racconto odierno di Luca mostra esemplarmente quanto sia fondato per ogni cristiano l’avvertimento di Pietro: “Siate sobri, vegliate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede” (1Pt 5,8-9). In un particolare, tuttavia, Pietro…si sbaglia: il diavolo è un leone simile al gatto, poiché si aggira muto senza dare minimamente segno della sua presenza nefasta.
Vediamo infatti che Gesù se lo trova improvvisamente davanti, e il modo con cui lo neutralizza prontamente mostra che, senza la luce e la forza della Parola di Dio, è pura illusione pensare di poterlo riconoscere, respingendo la sua insidia mortale (Mt 6,13; Gv 15,5).
Apparentemente, nel deserto, il Signore non sembra aver combattuto molto, prima della vittoria sull’Avversario, il quale pare andarsene ‘scornato’: “Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui..” (Lc 4,13).
Ma Luca, ponendo all’inizio e alla fine del racconto le parole “Se tu sei Figlio di Dio” (Lc 4,3.9), fa intuire che per l’uomo Gesù, essere personalmente nella condizione divina e dover rinunciare a tale privilegio (Fil 2,6), fu una tensione inimmaginabile. Possiamo supporre, perciò, che la tentazione umana di compiere la sua missione con successo, mediante l’impiego dei poteri divini, sia stata grandissima in Gesù.
Ma come dobbiamo intendere il fatto che Luca parla di “ogni tentazione” (4,13)? Direi in due maniere.
Anzitutto è chiaro che il Signore non ha dovuto affrontare, una per una, tutte le nostre tentazioni; tuttavia Egli ha combattuto contro la radice di ogni peccato: la pretesa diabolica dell’autosufficienza: “sareste come Dio, conoscendo il bene e il male” (Gen 3,5). L’uomo Gesù, in effetti, era Dio in persona, e ciò lascia intuire l’immane pressione di una simile coscienza sulla fragilità della sua natura umana, tentata anche dal desiderio di non deludere le attese di un messia vincitore.
In secondo luogo, sappiamo che il Verbo ha assunto la natura umana per sanarla da ogni infermità di volontà causata da ogni peccato, come sta scritto: “Per questo si manifestò il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo.” (1 Gv 3,7s). Distruggerle tutte!
Sì, ogni peccato è opera della regìa del diavolo, prossima o remota che sia, e nella società attuale l’opera più diabolica sembra essere quel relativismo totale che, rifiutandosi di riconoscere i valori non negoziabili e non cancellabili inscritti dal Creatore nella natura umana, va distruggendo l’opera più meravigliosa che Dio ha fatto, cioè “l’uomo fatto a immagine di Dio, maschio e femmina” (Gen 1,27).
Al riguardo, per definire e capire essenzialmente l’inquinamento culturale in atto nella nostra società, credo che si possa sostituire la parola “relativismo” con la parola “satanismo”.
Il satanismo, infatti, non ha a che fare solo con i riti orgiastici e blasfemi di certe sette, ma anche con l’idea comune e ‘scientifica’ di poter fare a meno di Dio per vivere civilmente e realizzare il bene comune.
Al riguardo, ascoltiamo alcune considerazioni sul satanismo, del tutto applicabili all’attuale ideologia del ‘genere’ e all’assurdo riconoscimento legale dei ‘matrimoni’ tra persone omosessuali: “Il principale problema sociale, etico e culturale dell’accettazione del pensiero e delle pratiche dei satanisti è che si arriva ad approvare un completo ribaltamento dei valori: ciò che è oggettivamente sbagliato, non buono e moralmente disordinato, viene assunto come modello giusto e liberante da proporre ad altri…Il satanismo evidenzia indubbiamente una forte carica emozionale e di evasione nell’irrazionale, che per alcuni aspetti viene ammantata da una paradossale copertura pseudorazionale in funzione giustificativa. Il male profondo che promana da esso…ha come denominatore comune dei diversi riti, simboli, pratiche e credenze, la fine della retta ragione e una profonda ferita nell’integrità della persona umana, che si evidenzia nelle aberrazioni sessuali, nella sete di potere, nella ricerca smodata di denaro e di successo, in un esasperato narcisismo; tutti elementi che rifuggono dall’amore nei confronti di Dio e del prossimo e dalla ricerca del vero bene personale e comune” (da ‘Il fenomeno del satanismo nella società contemporanea’, Quaderni de L’Osservatore Romano, n. 36).
La storia dirà quanto grande sia stato il merito di Papa Benedetto XVI nell’aver combattuto e resistito “fino al sangue” (Eb 12,4) nella lotta contro la menzogna del relativismo etico, sostenend
o “fino alla fine” (Gv 13,1) la Chiesa e l’umanità intera con la forza della Parola e della sua straordinaria sapienza ed umiltà, le armi invincibili con cui Cristo stesso ha sconfitto il diavolo ed ha salvato l’umanità.
* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.