di Luca Marcolivio

FIUGGI, venerdì, 27 luglio 2012 (ZENIT.org) – Tre storie su altrettanti temi, tutti estremamente drammatici: la guerra, l’olocausto, l’aborto. La terza giornata del Fiuggi Family Festival ha passato in rassegna i seguenti film in concorso: Wunderkinder (Germania, 2011), di Marcus Rosenmüller; La fille du puisatier (Francia, 2011) di Daniel Auteuil; October Baby (USA, 2011) di Andrew e Jon Erwin.

La pellicola tedesca, ispirata a una storia vera, è ambientata a Poltava (Ucraina) nel 1941, prima e durante l’invasione nazista. Narra l’amicizia tra tre bambini, due ebrei ucraini, Abrascha (Elin Kolev) e Larissa (Imogen Burrell), ed una tedesca, Hanna (Mathilda Adamik), tutti accomunati da una straordinaria passione per la musica che ne fa degli enfants prodiges.

I tre fanciulli vivono una beata innocenza e ignorano totalmente gli odi etnici e nazionalisti che stanno avvelenando i cuori degli adulti di mezza Europa. La loro tenera amicizia contagia le rispettive famiglie che stringono un patto di solidarietà al momento della fuga degli ucraini.

Quando l’occupazione tedesca è ormai in atto, un ufficiale nazista viene a conoscenza dello straordinario talento dei due piccoli e pare commuoversi. Arriva persino a regalare loro uno Stradivari. Poi lo scellerato ricatto: invitati a suonare per un concerto in occasione del compleanno del gerarca Heinrich Himmler, i due bimbi saranno risparmiati se riusciranno ad esibirsi in una performance priva del benché minimo errore esecutivo.

La vicenda narrata in Wunderkinder si inserisce nella vulgata della musica che, con il suo linguaggio universale, sconfigge i pregiudizi e l’odio. Fu infatti proprio all’interno di un lager nazista che il compositore francese Olivier Messiaen realizzò ed eseguì il suo celebre Quartetto per la fine dei tempi.

Un’opera per certi versi analoga a quella di Rosenmüller è Il concerto di Radu Mihaileanu che mostrava il volto meno conosciuto dell’antisemitismo, manifestatosi anche nell’ambito del regime sovietico. Il film di Mihaileanu si caratterizzava, tuttavia, per un tocco leggero e scanzonato che preludeva al lieto fine della vicenda.

La fille du puisatier è un remake di un omonimo film del 1940 e segna l’esordio come regista di Daniel Auteuil, star del cinema transalpino. È una storia legata al tema sempre attuale del divario sociale.

La diciottenne Patricia (Astrid Bergès-Frisbey), che vive con la sua famiglia nella campagna della Provenza – dove il padre (Daniel Auteuil), vedovo, fa lo scavatore di pozzi - un giorno si innamora perdutamente di Jacques (Nicolas Duvauchelle), ufficiale dell’aviazione, un giovane proveniente da una famiglia facoltosa.

Dopo il loro secondo incontro la ragazza rimane incinta ma tristemente non potrà più rivedere il suo compagno, impegnato sul fronte della Seconda Guerra Mondiale, mentre i genitori di lui, scandalizzati, si rifiutano di riconoscere il piccolo. Come se non bastasse la ragazza viene cacciata di casa dal padre ed apprende della morte in guerra del suo Jacques.

Profonda commozione ha suscitato la proiezione di October Baby, una storia il cui nucleo non è tanto l’aborto, con la sua illiceità morale, quanto il perdono. La diciottenne Hannah Dawson (Rachel Hendrix) sta vivendo un momento difficile della sua vita: asme, ansie, capogiri, tutte sindromi riconducibili alle conseguenze del tentativo non riuscito di abortirla da parte della sua madre naturale.

La bambina era stata poi adottata dai coniugi Dawson, assieme al gemello Jonathan, morto a poche settimane di vita. Per quasi due decenni, i genitori adottivi hanno tenuta nascosta alla figlia la triste realtà legata alla sua venuta al mondo ma adesso che Hannah è una donna non hanno più alibi.

In totale crisi di identità, la ragazza si mette in testa di recarsi in Alabama per rintracciare la madre naturale. Intraprende così un viaggio rocambolesco, contro la volontà del padre (John Schneider) e con la complicità dell’amico del cuore, Jason (Jason Burkey), un giovane segretamente innamorato di lei, profondamente sensibile ed altruista ma altrettanto ingenuo.

Hannah deve elaborare un particolarissima forma di lutto: essere stata rifiutata al momento della nascita. Da un lato non è in grado di perdonare la madre naturale, dall’altro è attanagliata da un atavico ed irrazionale senso di colpa. In più il fatto che le sia stata negata per tanti anni la verità sulla sua nascita, ha messo in discussione la sua fiducia verso i genitori adottivi.

Il viaggio della speranza sembra non portare alcun frutto: Hannah è riuscita ad incontrare la madre naturale ma quest’ultima, intuito chi aveva di fronte, è sgattaiolata via con una scusa, senza nemmeno darle il tempo di chiarire. Intanto il signor Dawson ha proibito a Jason di vedere o sentire la figlia, non avendo compreso le intenzioni assolutamente limpide del giovane.

Hannah alla fine troverà consolazione – lei che è di religione battista – all’interno di una cattedrale cattolica e, a seguito di un breve ma significativo colloquio con il parroco, comprende che la vera chiave dell’amore e della vita è il perdono.

Il perdono di Hannah alla sua madre naturale – che scoppia a piangere commossa – scatenerà un virtuoso effetto domino su tutta la sua famiglia e anche tra il signor Dawson e Jason sarà pace fatta.

October Baby è indubbiamente una delle punte di diamante della V edizione del Fiuggi Family Festival: un film drammatico a lieto fine, molto valido anche sul piano artistico, che, senza indugi, si schiera per la causa pro-life. E lo fa mettendo in luce la sacralità dell’accoglienza e dell’amore ai più piccoli, vera base di ogni diritto alla vita.