La carità verso i deboli, simbolo di civiltà

La storia di Crsitina Magrini raccontata in un libro

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di Alessandra Nucci

ROMA, giovedì, 30 settembre 2010 (ZENIT.org).- C’è chi chiede di far morire sua figlia perchè non sopporta di vederla soffrire e chi invece la accudisce da trent’anni con amore e carità.

E’ la storia di Cristina Magrini, raccontata in un libro.

La stampa locale ne ha riferito le vicende salienti di questi trent’anni, ma se è stata acclamata in un affollato incontro di presentazione del libro sulla sua storia, probabilmente Cristina Magrini lo deve alla scossa data all’opinione pubblica dalla morte di Eluana Englaro.

Come Eluana, Cristina è in stato vegetativo persistente e ha bisogno di assistenza continua per le funzioni più elementari.

Ma nonostante siano passati quasi trent’anni da quando, quindicenne, fu investita da un’auto, Cristina vive circondata dalla dedizione quotidiana di tanti volontari e soprattutto del padre, che non ha mai cessato di accudirla, giorno e notte, rifiutando fermamente anche la scorciatoia dell’alimentazione tramite sondino. “Preferisco abbracciarla – ha ripetuto sempre in questi anni, quasi se ne dovesse scusare, Romano Magrini – piuttosto che portare fiori a una tomba”.

Il libro che racconta la sua vicenda, Se mi risvegliassi domani? Cristina Magrini, 30 anni di vita “in coma” (ed. DigiGraf), uscito con la prefazione del Ministro del Welfare Maurizio Sacconi, mette fra virgolette le parole “in coma”. Si tratta di una provocazione, scrive l’autore, Alessandro Albertazzi: “Chi è in coma vive in uno stato di incoscienza sta con gli occhi chiusi, respira ed è nutrito artificialmente. Cristina no. Cristina è una persona che dorme, si sveglia, si riaddormenta, mangia e beve imboccata, prova dolore, forse gioisce, starnutisce, ha relazione con gli altri”.

Presentato, su iniziativa di una cinquantina di bolognesi, nella Sala dei Cento della Cassa di Risparmio di Bologna, il testo è una testimonianza di amore per la vita, ed è anche la storia delle decine e decine di volontari che hanno regalato a Cristina tempo e attenzione, riuniti in un Comitato nato nel 1992, all’indomani della morte della mamma di Cristina, e che è andato via via cambiando e rinnovando le proprie forze.

La fine del libro è sospesa, si concretizzerà quando il padre di Cristina avrà trovato la struttura che gli garantisca che sua figlia, quando lui non ci sarà più, sarà curata come la curava la sua mamma e poi lui. Una battaglia che accomuna le sorti di circa duemila altre persone che si stima vivano attualmente, in Italia, la stessa condizione di Cristina.

Alla presentazione sono intervenuti, oltre al presidente di Carisbo Filippo Sassoli de Bianchi, anche Pierluigi Visci, direttore di Qn e Il Resto del Carlino, la testata che più di ogni altra ha narrato fedelmente, negli anni, le vicende di Cristina, Gianluigi Poggi, in rappresentanza del gruppo di bolognesi promotori dell’iniziativa editoriale, Massimo Pandolfi, presidente del Club «L’inguaribile voglia di vivere», e i Presidenti dei club locali di Rotary e Lions.

Cristina era presente, portata lì dall’Unitalsi. Chi si avvicinava per vederla da vicino poteva constatare che a 42 anni ha la pelle liscia, senza una ruga, a conferma indiretta della veridicità della descrizione di Eluana fornita dalle Suore che l’avevano in cura, e da chi l’ha potuta visitare prima del viaggio finale.

Presente alla cerimonia anche Fulvio De Nigris, padre di un ragazzo che non ce l’ha fatta a uscire dal coma, e fondatore della “Casa dei risvegli” di Bologna, ente unico nel suo genere, annesso all’Ospedale Bellaria, e di cui è testimonial da anni l’attore comico Alessandro Bergonzoni.  

Per iniziativa di De Nigris sono nate le annuali “Giornate dei risvegli”, di cui la XII edizione si apre a Bologna il 7/X, e prevede un congresso scientifico, rassegne teatrali e iniziative di sensibilizzazione dirette anche alle scuole.

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ZENIT Staff

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