ROMA, domenica, 31 ottobre 2010 (ZENIT.org).- Caro padre Gheddo,  dal tempo del seminario seguo le missioni e condivido le sue posizioni da quando girava per i villaggi del Vietnam. Così anche la sua visione della missione mi trova in piena sintonia. Il mio intervento riguarda lo speciale di Mondo e Missione su Madre Teresa. Lei scrive che “è un modello per l’Occidente ricco, democratico, evoluto, dove però manca l’amore, perché trionfa il denaro e l’egoismo, stiamo diventando praticamente atei”. Sono d’accordo sul praticamente atei ma non sull’egoismo. Anzi la società occidentale si interessa di soccorrere i più deboli, anche al più basso livello della società ci sono  molte iniziative locali, personali: volontari della protezione civile, della croce rossa, medici senza frontiere, donatori di sangue e di organi, SMS per raccolte varie nelle calamità, un gran numero di onlus, in Italia gli stessi alpini e si potrebbe continuare con un lungo elenco. È molto diffuso il senso di solidarietà, di “carità”, una carità sempre più laica, atea, una società occidentale generosa e anche efficiente nelle varie emergenze locali e mondiali, molto più generosa di altre ricche di denaro anche più di noi, come il mondo arabo-islamico del petrolio. È un cristianesimo ateo che ha anche buone leggi sociali,ha in parte realizzato delle istanze evangeliche. La mutua per le malattie e la pensione per la vecchiaia non sono in contrasto con la vita cristiana, ma un dono di Dio. Arrivati a questo punto cosa manca ancora, cosa può dare Gesù alla nostra società secolarizzata?  È a questo passo ulteriore che sono chiamate le prossime generazioni, probabilmente il Signore sta già preparando questi missionari del futuro, è lo Spirito che conosce tempi e momenti. Saluti e buon lavoro.

Don Silvano Cuffolo, Oropa


Caro don Silvano, grazie della sua lettera. Distinguiamo due aspetti del problema:

 1)  Senza dubbio i “Valori del Vangelo” sono penetrati nella società occidentale e non da oggi. E’ vero, molti fanno collette per aiutare i più poveri, molte famiglie adottano un bambino, nascono Onlus per opere di bene, di carità, ecc. Visitando le missioni in Africa e Asia, trovo volontari e volontarie italiani e opere varie caritative ed educative costruite con gli aiuti di associazioni italiane o anche di benefattori privati. Però questi aspetti dell’influsso evangelico stanno causando le stesse trasformazioni delle società non cristiane, che rimangono non cristiane. In Giappone il padre Fedele Giannini mi diceva che quando lui era arrivato nel 1952, il paese era  distrutto dalla guerra, c’erano molti poveri, bambini orfani, gente che dormiva per strada. La carità privata non esisteva, i missionari si sono presentati facendo asili per i bambini, dispensari per i poveri, ecc. I giapponesi chiedevano: “Perchè fate questo che non vi rende nulla? Il governo pensa a tutto. Noi obbediamo, paghiamo le tasse, il governo fa o farà tutto il necessario”. In Giappone non esisteva “il gratuito”. Oggi, dopo mezzo secolo di missioni cristiane e del Vangelo, spesso il libro più letto dai giapponesi, il Giappone pullula di organismi di volontariato, anzi, volontari giapponesi (non cristiani) lavorano con i missionari del Pime in Cambogia e in Papua Nuova Guinea. La stessa cosa l’ho vista in India, con volontari indù o buddhisti all’opera nella tragedia dello tsunami del 26 dicembre 2004, accanto ai volontari cristiani. Il padre Anthony Thota indiano del Pime, che dirigeva la ricostruzione e la distribuzione degli aiuti, mi diceva: “Trenta-quarant’anni fa l’induismo e il buddhismo non facevano queste cose. E’ un segno di quanto il Vangelo e le missioni cristiane influiscono sul paese”.

 2)  Apprezzo molto quel che fanno le Onlus e le varie associazioni (come gli Alpini) per i poveri e i popoli in difficoltà. Ma il cristianesimo non è solo questo! Il Vangelo non dice solo questo! Cosa manca? Anzitutto, mancano la fede e la preghiera e tutto il resto è una conseguenza. Quante famiglie si sfasciano per egoismo dei coniugi o anche solo di un coniuge! Quanti bambini hanno due papà e due mamme, stanno un po’ in una famiglia e un po’ in un’altra…. Un parroco mi diceva che quest’anno fra i bambini della Prima Comunione solo il 35% circa dei piccoli sono figli di una famiglia regolare. La decadenza della nostra società viene principalmente dalla decadenza dei matrimoni e delle famiglie, dai genitori che sono pronti ad andare con altri se non vanno d’accordo. Viene anche dalla società, per esempio dalla televisione che presenta molti eroi negativi e non educa certo i giovani.

Non parliamo poi del crimine dell’aborto, dell’idolo che è diventato il denaro, ecc. Insomma, che la società italiana manchi di culle ormai lo sanno tutti. Ricordo il Presidente Ciampi che nel Messaggio per la Festa della Donna nel 2004 aveva scritto: “La più grande disgrazia dell’Italia oggi sono le culle vuote”. E ce ne accorgiamo sempre più che la mancanza di giovani crea pessimismo, solitudine, tristezza, mancanza di cordialità, povertà. Lo so benissimo che un figlio oggi costa molto, ma conosco numerose famiglie cristiane che, proprio perché cristiane, hanno fiducia nella Provvidenza e hanno 4-5-6 e anche più figli. Ed è gente normale, lavoratori e impiegati, che fanno dei sacrifici, i figli sono educati ad una vita austera (in una di queste famiglie ci sono due stanze per i maschi e le femmine, che dormono in letti a castello), ma il Signore li aiuta e i loro figli, mi dicono, crescono bene.

Insomma, la crisi della società italiana è sotto gli occhi di tutti ed è causata soprattutto dall’ideologia che caratterizza il nostro “mondo moderno”: la secolarizzazione (“vivere come se Dio non esistesse”), il relativismo (“una religione vale l’altra”), la società e la cultura che si allontanano da Dio, la religione che diventa un fatto privato, intimo, un tabù di cui non si parla in pubblico. Tutto questo porta alla perdita di senso della vita, all’individualismo, al consumismo, al nichilismo. Siamo una società senza speranza. Abbiamo tutto ma siamo in crisi! Perché? Si è messo da parte Dio e l’uomo sperimenta che non basta a se stesso.

Mi scusi caro amico questa lunga chiacchierata. La saluto cordialmente e Dio ci benedica tutti. Suo

padre Piero Gheddo