Il Papa: il Vescovo Bogdánffy, sia un conforto per tutti i perseguitati

Nel ricordare la testimonianza di un martire rumeno del comunismo

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ROMA, domenica, 31 ottobre 2010 (ZENIT.org).- All’Angelus domenicale Benedetto XVI ha ricordato la beatificazione avvenuta questo sabato nella cattedrale di Oradea Mare, in Romania, del Vescovo Szilárd Bogdánffy, che dopo la consacrazione episcopale venne arrestato dal regime comunista e morì in carcere “dopo quattro anni di sofferenze e umiliazioni”.

“Rendiamo grazie a Dio per questo eroico Pastore della Chiesa che ha seguito l’Agnello fino alla fine! La sua testimonianza conforti quanti anche oggi sono perseguitati a causa del Vangelo”, ha detto il Pontefice.

Nato il 21 febbraio 1911 nella località di Feketetó/Crna Bara, nell’allora diocesi ungherese di Csanad, attualmente diocesi di Zrenjanin, in Serbia, da genitori insegnanti, il neo beato compì gli studi presso la Facoltà di Filosofia e di Teologia dell’Università Péter Pazmany di Budapest.

Il 29 giugno 1934 venne ordinato sacerdote dal Vescovo Stephan Fiedler nella nuova parrocchia intitolata a Santa Teresa di Lisieux, in Oradea. Si dedicò all’insegnamento a Satu Mare, quindi nel seminario di Oradea e in diverse scuole.

Durante gli anni della feroce dittatura comunista, venne consacrato clandestinamente Vescovo il 14 febbraio 1949 dall’Arcivescovo Gerald Patrick O’Hara, Nunzio Apostolico in Romania nella Cappella della Nunziatura a Bucarest.

Pochi mesi più tardi, il 5 aprile 1949, fu arrestato con l’accusa di alto tradimento e di spionaggio e, dopo un processo farsa, condannato a 12 anni di lavori forzati in una miniera di piombo, prima di essere condotto in un campo di sterminio presso il Mar Nero.

In seguito venne trasferito nella prigione di Nagyenyed, dove ammalatosi di polmonite e a causa degli stenti e delle torture subite, si spense il 2 ottobre 1953.

Un insegnamento prezioso in particolare “in questa nostra epoca così stanca e, dopo l’ebbrezza di una libertà mondana, in fondo disgustata e delusa”, ha detto il Cardinale Péter Erdö, Arcivescovo di Esztergom-Budapest e Primate d’Ungheria, presiedendo la celebrazione eucaristica per la beatificazione del Vescovo Bogdánffy.

“Se prima la grande tentazione era dovuta alla durezza della persecuzione – ha aggiunto il porporato, secondo quanto riferito da ‘L’Osservatore Romano’ – oggi piuttosto la quasi impercettibile complicatezza della vita, la distrazione e una certa misteriosa stanchezza interiore sono gli ostacoli che impediscono di terminare con lo slancio dell’amore quella corsa verso l’eterna felicità della quale parla san Paolo”.

“È come se una certa melancolia opprimesse i nostri cuori – ha affermato –. Eppure, come oggi la testimonianza dei martiri risuona e risplende di nuovo dal silenzio e dal buio della paura, così è con noi anche quella forza della fede, che può darci speranza e avvenire”.

Al termine della celebrazione, mons. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, e tra i prossimi Cardinali nel Concistoro del 20 novembre, ha detto che “chi arrestò il Servo di Dio era spinto non da motivi oggettivi, ma dall’odium fidei. Si voleva costringerlo con ogni mezzo ad abiurare dalla sua fede cattolica”.

“La gente – ha aggiunto – diceva che nel campo di lavori forzati di Capul Midia c’era un’unica porta, quella d’entrata. Era un vero inferno. Cibo scarso, maltrattamenti continui, mancanza di riposo (non si poteva dormire sdraiati, ma solo appoggiati ai bordi del letto), interrogatori sfiancanti (spesso duravano ininterrottamente fino a 82 ore), freddo, sporcizia. Tutto era programmato con l’intento di annientare psicologicamente e fisicamente i detenuti”.

Eppure, ha continuato mons. Amato, “i testimoni affermano, che, nonostante la situazione disumana del carcere, il Vescovo Bogdánffy non fece mai mancare i suoi generosissimi atti di carità verso gli altri detenuti”.

“Il sacrificio del Vescovo Bogdánffy – ha concluso – è la testimonianza concreta della vitalità della chiesa cattolica romena, della sua fedeltà all’unità della Chiesa e del suo amore al Santo Padre”.

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ZENIT Staff

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