Sì all'inclusività, no all'ignorare la verità

Il Papa incontra l’Arcivescovo di Canterbury

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LONDRA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- I cristiani non dovrebbero esitare a proclamare l’unicità di Cristo, ha detto Benedetto XVI al leader della Comunione Anglicana. Anche se la Chiesa è chiamata ad essere inclusiva, ciò non dovrebbe avvenire a spesa della verità cristiana, ha sottolineato.

Il Papa ha incontrato l’Arcivescovo Rowan Williams di Canterbury al Palazzo di Lambeth questo venerdì pomeriggio, nel suo secondo giorno di viaggio nel Regno Unito, iniziato con un’accoglienza calorosissima questo giovedì in Scozia.

Nonostante si sia parlato di tensioni anglicano-cattoliche prima del viaggio, l’incontro tra i due leader ha riflettuto la loro amicizia e il comune impegno ecumenico.

Il Pontefice, infatti, ha sottolineato la sua intenzione di non voler “parlare oggi delle difficoltà che il cammino ecumenico ha incontrato e continua ad incontrare”.

“Vorrei piuttosto unirmi a Lei nel rendere grazie per la profonda amicizia che è cresciuta fra noi e per il ragguardevole progresso fatto in moltissime aree del dialogo in questi quarant’anni che sono trascorsi da quando la Commissione Internazionale Anglo-Cattolica ha cominciato i propri lavori. Affidiamo i frutti di quelle fatiche al Signore della messe, fiduciosi che egli benedirà la nostra amicizia mediante un’ulteriore significativa crescita”, ha affermato.

Preghiera

La stessa Comunione Anglicana sta affrontando delle frizioni al suo interno essenzialmente su due aspetti: il ruolo delle donne, soprattutto nel ministero episcopale, e le questioni morali collegate all’attività omosessuale, includendo la possibilità di “matrimoni” omosessuali e il fatto di avere omosessuali attivi nel ministero.

Nel novembre dello scorso anno, Benedetto XVI ha scritto la Costituzione Apostolica Anglicanorum coetibus, che permette Ordinariati personali per gli anglicani che vogliono entrare in gruppo nella piena comunione con la Chiesa cattolica.

Il saluto del Papa di questo venerdì, ad ogni modo, si è concentrato sul cammino verso una maggiore unità tra le due confessioni cristiane.

Il Pontefice ha sottolineato il riferimento dell’Arcivescovo Williams a un incontro di quasi 30 anni fa tra i loro predecessori, Papa Giovanni Paolo II e l’Arcivescovo Robert Runcie.

“In quello stesso luogo dove San Tommaso di Canterbury rese testimonianza a Cristo versando il proprio sangue, essi pregarono insieme per il dono dell’unità tra i seguaci di Cristo. Anche oggi continuiamo a pregare per quel dono, sapendo che l’unità voluta da Cristo per i suoi discepoli giungerà solo come risposta alla preghiera, mediante l’azione dello Spirito Santo, che senza sosta rinnova la Chiesa e la guida alla pienezza della verità”, ha detto il Pontefice.

Battaglie comuni

Benedetto XVI ha poi proseguito riflettendo sul contesto mutevole del dialogo ecumenico da quando Papa Giovanni XXIII e l’Arcivescovo Geoffrey Fisher si sono incontrati nel 1960.

La cultura stessa è ora più distante dalle sue radici cristiane, ha osservato, e c’è una “crescente dimensione multiculturale della società” che dà l’opportunità di incontrare altre religioni.

“Per noi cristiani ciò apre la possibilità di esplorare, assieme ai membri di altre tradizioni religiose, delle vie per rendere testimonianza della dimensione trascendente della persona umana e della chiamata universale alla santità, conducendoci a praticare la virtù nella nostra vita personale e sociale”, ha riflettuto il Santo Padre.

Allo stesso modo, ha avvertito contro l’annacquamento della verità cristiana.

“Noi cristiani non dobbiamo mai esitare di proclamare la nostra fede nell’unicità della salvezza guadagnataci da Cristo, e di esplorare insieme una più profonda comprensione dei mezzi che Egli ha posto a nostra disposizione per giungere alla salvezza”.

L’esempio del Cardinale Newman

Benedetto XVI si è infine riferito al Cardinale John Henry Newman come esempio per le relazioni ecumeniche. Il Cardinale Newman è stato allevato nella religione anglicana e ha trascorso metà della sua vita in quella Comunione prima di convertirsi al cattolicesimo. Il Papa lo beatificherà questa domenica, nell’ultimo giorno del suo viaggio nel Regno Unito.

“Nella figura di John Henry Newman, che sarà beatificato domenica, celebriamo un uomo di Chiesa la cui visione ecclesiale fu alimentata dal suo retroterra anglicano e maturò durante i suoi lunghi anni di ministero ordinato nella Chiesa d’Inghilterra”, ha detto il Pontefice.

“Egli ci può insegnare le virtù che l’ecumenismo esige: da una parte egli fu mosso dal seguire la propria coscienza, anche con un pesante costo personale; dall’altra, il calore della continua amicizia con i suoi precedenti colleghi, lo portò a sondare insieme a loro, con vero spirito irenico, le questioni sulle quali divergevano, mosso da una ricerca profonda dell’unità nella fede”.

“In quello stesso spirito di amicizia, rinnoviamo la nostra determinazione a perseguire il fine ultimo dell’unità nella fede, nella speranza e nell’amore, secondo la volontà dell’unico nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo”, ha concluso il Papa rivolgendosi all’Arcivescovo di Canterbury.

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ZENIT Staff

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