India: l'istruzione, chiave per lo sviluppo dei dalit

La Chiesa impegnata a renderli consapevoli dei loro diritti

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ROMA, venerdì, 17 settembre 2010 (ZENIT.org).- Le scuole gestite dalla Chiesa nel nord dell’India sono fondamentali per aiutare i dalit (senza casta) convertiti al cristianesimo a fuggire dalla povertà.

Padre Varghese Vithayathil, Superiore Provinciale della Congregazione dei Carmelitani di Maria Immacolata (CMI), ha descritto all’associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) l’importanza dell’istruzione nella Diocesi di Bijnor, nell’India settentrionale.

A Bijnor non c’erano cristiani fino a quando non sono arrivati tre sacerdoti CMI nel 1972. Secondo padre Vithayathil, nella Diocesi ci sono ora più di 36.000 fedeli e circa 70 sacerdoti, senza contare i presbiteri che lavorano nelle province periferiche.

La maggior parte dei convertiti al cristianesimo è rappresentata da dalit, la casta più bassa nella società indiana, i cosiddetti “intoccabili”.

“Il messaggio di Gesù è rivolto direttamente a loro – pace, perdono, amore”, ha detto padre Vithayathil. “Sono più attratti da Cristo rispetto alle classi più agiate”.

Una delle priorità della Chiesa locale è lo sviluppo dei dalit, compito nel quale non riceve un grande aiuto da parte del Governo.

“Il nostro compito è renderli consapevoli dei loro diritti, provvedere al loro sviluppo. L’istruzione è l’aspetto più importante”, ha commentato. “Senza scuole non c’è sviluppo”.

Gli istituti scolastici, ha ricordato il sacerdote, sono fondamentali anche per l’opera catechetica ed evangelizzatrice.

“Lì possiamo comunicare molto facilmente il messaggio di Gesù, un messaggio di pace e armonia”. Attualmente, la Chiesa gestisce scuole sia in hindi che in inglese.

“I genitori vogliono scuole in inglese, è l’era dei computer e Internet è ritenuto molto importante”, ha commentato il sacerdote. “Senza inglese non c’è futuro”.

Ricordando che anche le popolazioni rurali vorrebbero mandare i bambini a scuola ma hanno bisogno del loro lavoro, padre Vithayathil ha spiegato che si spera di avviare più scuole nelle zone rurali, anche se mancano i fondi per realizzare questo progetto.

Con la sua opera educativa, la Chiesa sta avendo un grande impatto nella zona, dove attualmente solo il 40% della popolazione è alfabetizzato. Da quando la Chiesa ha avviato le sue scuole, c’è stato un aumento dell’8-10% dell’alfabetizzazione.

Padre Vithayathil ha anche ricordato come il fondatore del CMI, il beato Kuriakose Elias Chavara, ordinasse ai sacerdoti di avviare delle scuole accanto alle loro parrocchie nello Stato indiano del Kerala. “Diceva che senza scuole non c’è parrocchia”, ha affermato.

I CMI fanno parte della Chiesa siro-malabar, che risale all’apostolo San Tommaso. Sono stati la prima Congregazione religiosa indigena della Chiesa cattolica in India.

Aiuto alla Chiesa che Soffre aiuta l’opera educativa dei CMI sostenendone a livello economico i sacerdoti.

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ZENIT Staff

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