"Serie A, sciopero calciatori apra stagione di riforme"

Il presidente Costantini sullo stop al campionato indetto dall’Assocalciatori

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ROMA, lunedì, 13 settembre 2010 (ZENIT.org).- “Finalmente i calciatori professionisti si lamentano di essere considerati come oggetti, magari preziosi, ma pur sempre oggetti”. E’ quanto ha detto Edio Costantini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, intervenendo sullo sciopero della serie A, proclamato dall’Assocalciatori per la quinta giornata di campionato (25-26 settembre), per protestare contro il rinnovo del contratto collettivo.

“Finalmente c’è qualcuno che si ribella al mercato dell’usa e getta, così dominante nel mondo calcistico italiano”, continua Costantini che collabora con la Sezione “Chiesa e Sport” del Pontificio consiglio per i Laici e con l’Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza episcopale italiana.

“Le affermazioni del giocatore del Milan, Massimo Oddo, portavoce dei calciatori della serie A (‘Siamo stufi di essere trattati come oggetti e non come persone’) rappresentano una vera rivoluzione copernicana. Per la prima volta infatti – prosegue Costantini – il problema non è legato ai soldi, ma ad una legittima posizione di principio che riguarda non solo i professionisti, ma tutto il mondo del calcio, a qualsiasi livello”.

“Quanti piccoli giocatori delle scuole calcio o delle società sportive dilettantistiche vengono illusi e schiavizzati con la promessa di carriere fulgide, ricche di successi e di soldi? Non sono pure loro una povera ‘merce usa e getta’ in mano ad allenatori senza scrupoli e procuratori spregiudicati?”, si chiede.

“L’usa e getta – continua – è un mercato pericoloso non tanto per i campioni, tutelati da fior di procuratori e avvocati, quanto per i ‘manovali’ del pallone e per i giocatori dei settori giovanili che vengono illusi, sfruttati dal sistema e poi gettati via”.

“Lo sciopero inoltre – sottolinea Costantini – sembra ormai l’unico modo efficace per informare i cittadini e far prendere coscienza ad un pubblico più vasto che il circo Barnum del calcio italiano nella sua forma attuale non ha alcun futuro”.

“Anche se a molti sembrerà un ridicolo siparietto, ben venga lo sciopero dei calciatori professionisti. Potrebbe infatti diventare un importante segnale d’inizio di un nuovo e rivoluzionario percorso di sviluppo e di modernizzazione. È arrivato il tempo delle riforme serie. Il primo passo riguarda proprio la capacità di rimettere al centro del mondo calcistico la persona e la questione educativa”.

“Chi governa il calcio italiano – conclude – dovrà mettere mano a tutto il sistema, rendendolo compatibile con le esigenze del mondo di oggi, cominciando a rivedere la Legge 91 che assimila i calciatori professionisti a lavoratori dipendenti ed è la madre di tutti gli equivoci”.

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ZENIT Staff

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