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Signor Cardinale,
Amati Arcivescovi e Vescovi del Brasile,
Saluto calorosamente tutti voi, in occasione della vostra visita ad Limina a Roma, dove siete venuti per rafforzare i vincoli di comunione fraterna con il Successore di Pietro e da lui siete stati incoraggiati nella guida del gregge di Cristo. Ringrazio monsignor Ceslau Stanula, Vescovo di Itabuna, per le cordiali parole che mi ha rivolto a nome vostro, e vi assicuro delle mie preghiere per voi e per l’amato popolo nordestino, del vostro Regionale Nordeste 3.
Più di cinque secoli fa, proprio nella vostra regione, si celebrava la prima Messa in Brasile, rendendo realmente presente il Corpo e il Sangue di Cristo per la santificazione degli uomini e delle donne di questa nazione benedetta, nata sotto l’egida della Santa Croce. Era la prima volta che il Vangelo di Cristo veniva proclamato a questo popolo, illuminando la sua vita quotidiana. Questa azione evangelizzatrice della Chiesa cattolica fu e continua a essere fondamentale nella costituzione dell’identità del popolo brasiliano caratterizzata dalla convivenza armoniosa fra persone venute da diverse regioni e culture. Tuttavia, sebbene i valori della fede cattolica abbiano modellato il cuore e lo spirito brasiliani, oggi si osserva una crescente influenza di nuovi elementi nella società, che alcuni decenni fa le erano praticamente estranei. Ciò sta provocando un consistente abbandono della vita ecclesiale o persino della Chiesa da parte di molti cattolici, mentre nel panorama religioso del Brasile, si assiste alla rapida espansione di comunità evangeliche e neopentecostali.
In un certo senso, le ragioni che sono alla base del successo di questi gruppi sono un segnale della diffusa sete di Dio fra il vostro popolo. Sono anche un indizio di un’evangelizzazione, a livello personale, a volte superficiale; di fatto, i battezzati non sufficientemente evangelizzati sono facilmente influenzabili, poiché possiedono una fede fragile e molto spesso basata su un devozionismo ingenuo, sebbene, come ho detto, conservino una religiosità innata. Di fronte a questa situazione emerge, da un lato, la chiara necessità che la Chiesa cattolica in Brasile s’impegni in una nuova evangelizzazione che non lesini sforzi nella ricerca dei cattolici che si sono allontanati e anche di quelle persone che poco o nulla conoscono del messaggio evangelico, portandoli a un incontro personale con Gesù Cristo, vivo e operante nella sua Chiesa. D’altro lato, con la crescita di nuovi gruppi che si dicono seguaci di Cristo, anche se suddivisi in diverse comunità e confessioni, diviene più imperativo, da parte dei pastori cattolici, l’impegno di creare ponti per stabilire contatti attraverso un sano dialogo ecumenico nella verità.
Tale sforzo è necessario prima di ogni altra cosa, perché la divisione fra i cristiani è in contrasto con la volontà del Signore che «tutti siano una sola cosa» (Gv 17, 21). Oltre a ciò, la mancanza di unità è causa di scandalo e finisce per minare la credibilità del messaggio cristiano proclamato nella società. E la sua proclamazione è forse oggi ancor più necessaria che nei decenni passati perché, come ben dimostrano i vostri resoconti, persino nelle piccole città dell’interno del Brasile, si osserva una crescente influenza negativa del relativismo intellettuale e morale nella vita delle persone.
Non sono pochi gli ostacoli che la ricerca dell’unità dei cristiani ha dinanzi. In primo luogo si deve rifiutare una visione erronea dell’ecumenismo, che comporta un certo indifferentismo dottrinale che cerca di livellare, in un irenismo acritico, tutte le «opinioni» in una sorta di relativismo ecclesiologico. Parallelamente c’è la sfida dell’incessante moltiplicazione di nuovi gruppi cristiani, alcuni dei quali fanno uso di un proselitismo aggressivo, il che mostra come il paesaggio dell’ecumenismo sia ancora molto variegato e confuso. In questo contesto — come ho detto nel 2007, nella Catedral da Sé di San Paolo, nell’indimenticabile incontro con voi vescovi brasiliani: «è indispensabile una buona formazione storica e dottrinale, che abiliti al necessario discernimento ed aiuti a capire l’identità specifica di ognuna delle comunità, gli elementi che dividono e quelli che aiutano nel cammino verso la costruzione dell’unità. Il grande campo comune di collaborazione dovrebbe essere la difesa dei valori morali fondamentali, trasmessi dalla tradizione biblica, contro la loro distruzione in una cultura relativistica e consumistica; e ancora, la fede in Dio Creatore e in Gesù Cristo, suo Figlio, incarnato» (6). Per questo motivo, vi incoraggio a proseguire compiendo passi positivi in questa direzione, come è il caso del dialogo con le chiese e le comunità ecclesiali appartenenti al Consiglio Nazionale delle Chiese Cristiane, che con iniziative come la Campagna della Fraternità ecumenica, contribuiscono a promuovere i valori del Vangelo nella società brasiliana.
Stimati fratelli, il dialogo fra i cristiani è un imperativo del tempo presente e un’opzione irreversibile della Chiesa. Nel frattempo, come ricorda il Concilio Vaticano II, al centro di tutti gli sforzi a favore dell’unità ci devono essere la preghiera, la conversione e la santificazione della vita (cfr. Unitatis redintegratio, n. 8). È il Signore a dare l’unità, che non è una creazione degli uomini; ai pastori corrisponde l’obbedienza alla volontà del Signore, promuovendo iniziative concrete, libere da qualsiasi riduzionismo conformista, ma realizzate con sincerità e realismo, con pazienza e perseveranza, che nascono dalla fede nell’azione provvidenziale dello Spirito Santo.
Cari e venerati fratelli, in questo nostro incontro ho cercato di evidenziare brevemente alcuni aspetti della grande sfida dell’ecumenismo affidata alla vostra sollecitudine apostolica. Nell’accomiatarmi da voi, ribadisco ancora una volta la mia stima e la certezza delle mie preghiere per tutti voi e per le vostre diocesi. In modo particolare, desidero rinnovare qui la mia solidarietà paterna ai fedeli della diocesi di Barreiras, recentemente privati della guida del loro primo e zelante pastore, monsignor Ricardo José Weberberger, che ora si trova nella casa del Padre, meta dei passi di tutti noi. Riposi in pace! Invocando l’intercessione di Nossa Senhora Aparecida, imparto a ognuno di voi, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai seminaristi, ai catechisti e a tutto il popolo a voi affidato, un’affettuosa Benedizione Apostolica.
[© Copyright 2010 – Libreria Editrice Vaticana, traduzione a cura de “L’Osservatore Romano”]