di Nieves San Martín
BOGOTÁ, venerdì, 10 settembre 2010 (ZENIT.org).- Il segretario generale della Conferenza Episcopale della Colombia ha affermato che il Governo non prende sul serio il problema delle vittime del conflitto armato, milioni di sfollati. Le sue dichiarazioni sono giunte nel contesto della Campagna della Chiesa a favore delle vittime della violenza, lanciata questo lunedì.
La Conferenza Episcopale Colombiana (CEC) e il Segretariato Nazionale di Pastorale Sociale (SNPS/Caritas Colombiana) hanno infatti lanciato a Bogotà la Campagna a favore delle vittime della violenza “Perché nessuna violenza mi è estranea”.
L’evento ha avuto luogo nella sede della Conferenza Episcopale. Il direttore del SNPS/Caritas Colombiana, monsignor Héctor Fabio Henao, ha spiegato che la Campagna è iniziata vari anni fa, raccogliendo le espressioni di diverse entità e persone che sostengono gli sforzi di pace in Colombia.
Nel 2010 si procede alla terza fase dell’iniziativa, in cui si vuole sottolineare il carattere etico della situazione delle vittime e soprattutto degli sfollati.
Durante il lancio della Campagna, il SNPS/Caritas Colombiana ha presentato il Rapporto “Rivivendo la speranza: uno sguardo critico nella ricostruzione della dignità delle vittime nel contesto del conflitto armato colombiano”.
Dal canto suo, il segretario generale della Conferenza Episcopale, monsignor Juan Vicente Córdoba, ha affermato in alcune dichiarazioni alla RCN Radio che il Governo “non prende sul serio” i 3,5 milioni di persone che, in base alle stime, si sono visti costretti ad abbandonare le proprie case per il conflitto armato, una cifra che ha definito “allarmante”.
“Ciò non si può risolvere con panni freddi, dando a cento famiglie un po’ di terra. Serve un progetto consistente che il Paese veda, è necessario che tutti sentiamo che a quei milioni di persone si stanno restituendo terre, dando un’azione sociale e una casa”, ha affermato monsignor Córdoba.
Anche se il Governo di Juan Manuel Santos prevede un progetto legale di rimborso alle vittime e la restituzione degli oltre cinque milioni di ettari usurpati agli sfollati, monsignor Córdoba ha sottolineato che questi ultimi “aumentano, aumentano, aumentano, e non ci sono progetti”.
“Stiamo improvvisando cose, ci sono di mezzo molte azioni di politica, si devono portare avanti piani municipali, governativi e nazionali, e questo va bene, ma non si sta prendendo sul serio il problema”, ha affermato.
In questo senso, il presule ha chiesto un piano “consistente” che implichi progetti di alloggio, azione sociale, formazione, lavoro, accompagnamento e prevenzione della delinquenza.
“Siamo realisti, affrontiamo le cose con realismo, la restituzione delle terre deve essere fatta con un progetto, un programma del Governo nazionale, con persone giuste, tecniche, che possano davvero e con autorità esercitare un’azione concreta per restituire le terre alla gente”, ha suggerito.
La Corte Costituzionale colombiana ha avvertito la settimana scorsa che tra il 2004 e il 2009 il numero degli sfollati è passato da 1,5 a 4 milioni.
Per il Consultorio per i Diritti Umani e lo Sfollamento (Codhes), la cifra è superiore.
Secondo l’agenzia Efe, questa organizzazione non governativa gestisce 4,5 milioni di sfollati, un dato che fa sì che la Colombia soffra di una delle più grandi tragedie umanitarie a livello internazionale.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]