CÓRDOBA (Argentina), mercoledì, 1° settembre 2010 (ZENIT.org).- Bisogna far riscoprire il contributo che la Chiesa melchita è chiamata a offrire, soprattutto in occasione del Sinodo del Medio Oriente, che si celebrerà in Vaticano a ottobre.
E’ l’esortazione lasciata dal Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ai Vescovi melchiti cattolici della diaspora presenti in Argentina.
L’invito è risuonato durante la celebrazione eucaristica svoltasi questo martedì a Córdoba, alla presenza del Patriarca di Antiochia dei greco-melchiti, Sua Beatitudine Gregorios III Laham, di monsignor Abdo Arbach, esarca apostolico dei melchiti d’Argentina, e dell’Arcivescovo di Córdoba, monsignor Carlos José Ñáñez.
La Chiesa greco-cattolica melchita è una Chiesa orientale cattolica di rito bizantino (nella sua variante greca), cioè una Chiesa particolare (sui iuris) della Chiesa cattolica che gode di autonomia ed è in piena comunione con il Papa.
La Chiesa melchita ha origine in Medio Oriente, ma oggi i cattolici melchiti si sono diffusi anche in altri continenti. Attualmente sono 1.500.000. I fedeli sono in origine di lingua araba e la sede del Patriarca è a Damasco (Siria).
“Sono già giunti apporti rilevanti dalla Chiesa melchita nella fase di preparazione e sono stati inclusi nell’Instrumentum laboris – ha detto il Cardinale Sandri –. Il tema, che è il vero obiettivo del Sinodo, deve essere costantemente tenuto da conto: ‘… La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola’. E’ chiaro che questo è l’impegno di ogni comunità cristiana, in ogni luogo e in ogni tempo della storia cristiana, ma non si deve dare per scontato. Deve piuttosto rappresentare uno stimolo al quale non possiamo essere estranei”.
Il Cardinale ha insistito sul fatto che la comunione è indispensabile per sostenere la missione evangelica. “Un cuore solo e un’anima sola”, ha spiegato, “devono cercare di essere sempre anche i Sinodi episcopali, perché lo sia ogni comunità intorno al proprio Vescovo, alle sue parrocchie e ai suoi sacerdoti. E’ una responsabilità molto delicata che vi affido con spirito di fraternità e collegialità episcopali. Davanti ai nostri fedeli, per l’adesione che ci si chiede ogni giorno di rinnovare a Cristo Pastore, noi Vescovi non possiamo sottrarci a questo mandato: il mandato della comunione interna alla Chiesa, perché essa si diffonda in modo sempre più deciso”.
Il porporato ha segnalato che l’unità parte sempre da Cristo, ma “esige la nostra personale conversione all’unità. La conversione alla comunione è una croce quotidiana che bisogna portare affinché la Chiesa sia fermento di unità per tutto il genere umano”.
Dopo aver ricordato che manca poco più di un mese all’apertura del Sinodo, il prefetto del dicastero vaticano ha quindi sottolineato che i cattolici melchiti “sono molto radicati nel mondo orientale, ma anche tradizionalmente uniti alla Sede di Pietro, alla quale riconoscono la responsabilità che le è propria: quella della comunione”.
Il porporato ha poi invitato i Vescovi melchiti cattolici a mantenere viva la fisionomia della Chiesa nella diaspora, perché non si dimentichi delle proprie radici spirituali. “Penso allo sforzo spirituale richiesto per mantenere la seconda e la terza generazione melchita in America nell’autentica identità orientale, soprattutto nell’ambito della liturgia, senza per questo smettere di adottare la necessaria apertura al nuovo contesto ecclesiale e sociale. E’ dunque urgente il rinnovamento della pastorale familiare, giovanile e vocazionale, anche all’interno della vostra Chiesa”, ha detto.
Si tratta di settori, ha aggiunto, “che bisogna affrontare congiuntamente, anche con una catechesi incisiva, completa, attenta alla situazione reale dei fedeli”.
Questo impegno per una catechesi più efficace è urgente soprattutto “per far fronte al grave problema delle sette e di alcune forme di religiosità”, ma va unito all’adeguata formazione dei sacerdoti, “come educatori del popolo di Dio, perché abbiamo un’idonea conoscenza dottrinale e siano sostenuti da una solida spiritualità e da una buona maturità umana. Il discernimento vocazionale, la formazione dei candidati agli ordini sacri, la formazione permanente dei presbiteri rappresentano ovunque una priorità indeclinabile”.
Il porporato ha inoltre sottolineato la fraternità con cui il popolo e la Chiesa in Argentina hanno ricevuto i melchiti cattolici presenti nel Paese. La solidarietà dimostrata dai fedeli è indispensabile per costruire un futuro di speranza per quanti hanno abbandonato la patria in cerca di sicurezza e dignità materiale e spirituale.
“Le sfide della nostra epoca richiedono la solidarietà di tutti i componenti della comunità cattolica e quella degli altri cristiani, come anche dei fedeli delle altre religioni, per incidere sul tessuto sociale, che conosce cambiamenti evidenti nella stessa patria argentina”.
“Non voglio approfondire questo ambito particolarmente delicato – ha ammesso il Cardinale Sandri –, ma non posso non chiedere alla Chiesa melchita e agli orientali cattolici, così convinti del bene supremo rappresentato dalla famiglia – prima cellula della società e della Chiesa –, di continuare a offrire un efficace apporto perché questa venga rispettata e l’unione dell’uomo e della donna, con il vincolo sacro del matrimonio sacramentale, sia difesa, soprattutto quando viene ferita gravemente”.
Il porporato ha infine concluso il suo intervento ricordando alla Chiesa melchita cattolica la vocazione di essere ponte di comunione tra Oriente e Occidente.