Vescovo ausiliare di Baghdad: anche noi abbiamo diritti umani

BAGHDAD, mercoledì, 26 novembre 2008 (ZENIT.org).- I diritti umani “vengano fatti valere anche per noi” è l’appello lanciato questo mercoledì dal Vescovo ausiliare di Baghdad, monsignor Shlemon Warduni.

Il presule ha incontrato al termine dell’udienza generale Benedetto XVI, che gli ha detto: “L’Iraq è nel nostro cuore. Ricordiamo sempre i cristiani, preghiamo per loro e per la pace nel Paese”, riferisce il Sir.

Monsignor Warduni ha ricordato ai microfoni della “Radio Vaticana” le violenze contro i cristiani iracheni, spiegando che “questa cosa ci rende tristi perché noi abbiamo vissuto tanti secoli insieme in pace”.

“Durante tutte le guerre, le nostre chiese, le nostre case sono state aperte ai musulmani e a tutte le altre confessioni. In questi ultimi tempi, però, ci meraviglia che i cristiani siano attaccati in modo così diabolico; in poco tempo ne sono stati uccisi 13, tre case sono state distrutte e più di 2500 famiglie sono state cacciate dalle loro abitazioni, costrette a un’emigrazione forzata. Con i megafoni è stato detto ai cristiani: ‘Lasciate le vostre case’”.

Il presule ha ricordato che sono stati lanciati “appelli a tutto il mondo perché il nostro governo si muovesse per la pace e mandasse le forze armate irachene. Ci hanno sentito e il Primo Ministro con il Presidente hanno inviato i soldati che hanno portato un po’ di pace”.

In quelle zone, ha sottolineato, “i cristiani hanno riacquistato un po’ di fiducia anche perché hanno saputo che noi ci stiamo facendo sentire e 700, 800 famiglie sono tornate”. 

Anche se stanno rientrando, tuttavia, “tanti non hanno ancora fiducia e hanno paura che verranno cacciati di nuovo”.

All’inizio, ha denunciato, “né il governo, né l’amministrazione di Mosul, né i partiti ci hanno aiutato. Solo dopo alcuni giorni di appelli continui ci hanno ascoltato ma purtroppo né l’Europa, né l’America, né l’Onu, nessuno ci ha supportato in quell’occasione”. 

“Per questo noi diciamo a tutti quelli che si occupano di diritti umani – e non perché cristiani – che vogliamo che vengano fatti valere anche per noi”, ha affermato.

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Quanto al contributo che i cristiani d’Occidente possono dare ai fratelli iracheni, monsignor Warduni ha ricordato in primo luogo “la preghiera”.

“Chiediamo a Dio perché Lui è il re della pace che può fare tutto: Lui può cambiare le menti, i cuori, gli atteggiamenti”.

“Il mondo è pieno di interessi come per il petrolio che noi abbiamo; forse senza questo oro nero noi saremmo in pace”, ha ammesso.

Accanto a questo, “bisogna sensibilizzare i governi perché nella nostra nazione, nelle nostre case siamo stranieri. Terza cosa, che quelli che sono andati via siano aiutati”. 

Anche se “c’è un piccolo miglioramento sul fronte del terrorismo che dà un po’ di speranza”, nella maggior parte del Paese “ogni tanto si registra prima l’aumento e poi la diminuzione della violenza”.

“Non è quel segno di speranza che però ci fa dire che avremo la pace”, ha concluso.

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ZENIT Staff

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