“La liturgia è il respiro della vita della Chiesa”

Il Cardinale Arinze parla del rinnovamento liturgico conciliare

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CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 25 novembre 2008 (ZENIT.org).- “La liturgia è nel cuore della Chiesa. Se la Chiesa non celebra l’Eucaristia, diventa un’istituzione obsoleta”, sostiene il Cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Il porporato, che nel fine settimana ha celebrato il 50° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, ha compiuto in un’intervista concessa a “L’Osservatore Romano” un bilancio del suo operato alla guida del dicastero, il cui compito non è quello di essere una “polizia ecclesiastica”, ma “promuovere il culto divino”.

“Se la Chiesa non prega, la Chiesa non vive. La liturgia è il respiro della vita della Chiesa. La Chiesa è nata per adorare Dio, onorarlo e lodarlo. La Messa è l’atto più alto che la Chiesa possa fare”, “la Chiesa non possiede niente di più elevato. Questo è essenzialmente il centro dell’attività del dicastero”, ha spiegato.

Di fronte alle difficoltà e alle confusioni in materia liturgica sorte dopo il Concilio Vaticano II, il Cardinale ha spiegato che “la colpa non è di quel Concilio, ma di chi non l’ha recepito nel modo giusto o l’ha addirittura rifiutato nei fatti”.

“Ci sono persone che non digeriscono ciò che il Vaticano II ha detto. Altre che pretendono di dettare l’interpretazione autentica dello spirito conciliare. Altre ancora che auspicano addirittura un nuovo Concilio”, ha osservato, ammettendo ad ogni modo che oggi la situazione è “certamente più tranquilla rispetto a trent’anni fa”.

Secondo il Cardinale, molti abusi “non sono dovuti a cattiva volontà, ma all’ignoranza. Qualcuno non sa, ma purtroppo non è consapevole di non sapere. Non sa, per esempio, che le parole e i gesti hanno radici nella tradizione della Chiesa. Così crede di essere più originale e creativo cambiando quei testi e quei gesti”.

“Di fronte a queste cose, bisogna riaffermare che la liturgia è sacra, è la preghiera pubblica della Chiesa”.

In questo momento, ha aggiunto il porporato, il suo dicastero sta studiando alcuni cambiamenti nella liturgia, come l’Ite, missa est o il gesto della pace.

“In aggiunta all’Ite, missa est, per esempio, il sacerdote oggi ha a disposizione altre formule, per far capire meglio ai fedeli che tutti noi siamo chiamati a vivere ciò che abbiamo celebrato”. Il Papa ha approvato tre opzioni, oltre a quella esistente: “Ite ad Evangelium Domini annuntiandum; Ite in pace glorificando vita vestra Dominum; Ite in pace”.

Quanto alla collocazione del gesto di pace, “spesso non si comprende in pieno il significato di questo gesto. Si pensa che sia un’occasione per stringere la mano agli amici. Invece è un modo per dire a chi ci sta vicino che la pace di Cristo, presente realmente sull’altare, è anche con tutti gli uomini”.

Per questo, il Cardinale ha rivelato che si sta studiando la possibilità di trasferire lo scambio della pace all’offertorio, “per creare un clima più raccolto mentre ci si prepara alla Comunione”.

“Il Papa ha chiesto una consultazione di tutto l’episcopato – ha aggiunto –. Poi deciderà”.

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ZENIT Staff

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