Nel loro scambio di opinioni con Jouyet, i rappresentanti delle religioni hanno espresso l’auspicio che la domenica sia più protetta nelle legislazioni nazionali e nella futura Direttiva sull’Orario Lavorativo dell’UE, attualmente in fase di revisione.
“Nelle nostre società ed economie – spiega il comunicato –, dove l’efficienza è diventata il criterio ultimo di valutazione, il riposo domenicale permette all’individuo di essere posto al centro della società e richiama l’attenzione sul fatto che egli è libero e non schiavo del lavoro”.
In vista dell’incontro del Consiglio Europeo per la Giustizia e gli Affari Interni, il prossimo 27 novembre, la delegazione di rappresentanti delle Chiese ha anche sollevato numerose questioni relative al reinserimento dei rifugiati e alle politiche di rimpatrio nell’Unione Europea.
Allo stesso modo, ha sottolineato la necessità di una reale politica comune dell’UE sulle migrazioni e sull’asilo, “che difenda i diritti umani dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti, e che consideri l’integrazione un processo a due livelli, che coinvolge sia i migranti che le comunità ospiti”.
I rappresentanti della COMECE e della KEK e delle Chiese in Francia hanno quindi espresso alla presidenza francese dell’UE la loro “profonda preoccupazione per i diritti delle minoranze nel mondo, soprattutto dove le minoranze cristiane sono oggetto di persecuzione”, esortando gli Stati membri dell’UE e le istituzioni europee a rendere il rispetto della libertà religiosa, “che è un diritto fondamentale”, un “aspetto fondamentale della loro politica estera”.
A questo proposito, nel corso dell’incontro si è discusso della drammatica situazione dei cristiani iracheni, “la cui estinzione rappresenterebbe un’enorme ingiustizia”.
“Significherebbe che il dialogo tra culture non è più possibile e che le fazioni etniche e religiose prevalgono sull’universalità dei diritti umani”, si è denunciato.
Tra gli argomenti discussi figurano anche i cambiamenti climatici e i rapporti tra Unione Europea e Africa, affrontati sottolineando il contributo specifico che le Chiese e i cristiani possono apportare per far fronte a queste sfide “attraverso le loro riflessioni, l’esempio e le iniziative locali”.